È il diario dell’altra Europa: quella che non costruisce muri di filo spinato ma che si rimbocca le maniche e accoglie oltre 1 milione di persone in fuga da guerre e persecuzioni religiose. Tv2000 in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato presenta un docu-film realizzato dall’inviato Vito D’Ettore, in onda lunedì 20 giugno, all’interno della trasmissione “Siamo noi” alle 15.20 e in seconda serata alle 23. Un reportage di 47 minuti che ha impegnato 8 mesi di lavoro lungo la cosiddetta “rotta balcanica” con la cortese collaborazione di Save The Children, Medici senza Frontiere e Caritas, 29 ore di girato, 6 Paesi coinvolti: Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria, Slovenia, Austria.
Nel docu-film le sofferenze e le speranze dei profughi attraverso le storie dei volontari impegnati nella più grande crisi umanitaria dal dopoguerra. Da un lato i muri di filo spinato costruiti per impedire l’invasione musulmana, dall’altro ragazzi giovanissimi che rischiano la vita per salvare donne e bambini. Il reportage, in tutti i suoi momenti, è raccontato in forma di diario. Si inizia con la costruzione del muro di filo spinato deciso dal premier ungherese Orban, agli sgomberi dei campi profughi nel nord della Grecia dopo la definitiva chiusura delle frontiere.
“Siamo così bombardati dai numeri – commenta il direttore di Rete di Tv2000, Paolo Ruffini – che abbiamo perso la capacità di guardare le persone. Di guardarle negli occhi. E di capire. Il lavoro di Vito D’Ettorre è un pugno nello stomaco, uno schiaffo che fa piangere. Che ci mette davanti alla realtà, e ci fa vergognare di quel che siamo diventati rinnegando noi stessi, le nostre radici. E ci apre gli occhi su un mondo che osserviamo senza vedere. Operando una gigantesca rimozione. Questo documentario è un racconto dal di dentro di qualcosa che vorremmo invece guardare dal di fuori. Rimanendo estranei. Senza riconoscere negli altri noi stessi. Vito ha visto nei bambini profughi i suoi figli. E nei genitori in fuga se stesso. Ha camminato con loro. E sofferto con loro. Per questo il suo racconto ci interroga, e ci lascia sgomenti”.

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20 Giugno 2016

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