Padre Turoldo: la fede e la poesia. Il ricordo del card. Gianfranco Ravasi a 100 anni dalla nascita
Uomo di Dio nell’ordine dei Servi di Maria, prete della Resistenza, anima inquieta della Chiesa del Concilio, costruttore di pace.
David Maria Turoldo nella sua esistenza terrena, iniziata giusto 100 anni fa e spentasi nel 1992, è stato tante cose.
È stato un figlio della sua terra, il Friuli agreste e misero (ma ricco di valori umani) a cui dedicò un film girato nel 1962, “Gli Ultimi”. Ma anche un “uomo planetario”, attento alle sfide globali, al superamento di un mondo diviso nei blocchi contrapposti (comunismo contro capitalismo) per costruire una comunità solidale in cui cessi lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. È stato un tessitore di dialogo, senza la paura di compromettersi con chi aveva visioni diverse del mondo, ma sempre cercando il terreno comune per una convivenza all’insegna del bene comune (tra l’altro, parteciperà alle esequie friulane di Pier Paolo Pasolini, tenendo un’orazione funebre).
Ma soprattutto fu profeta di un vangelo incarnato, “denunciando in pena il presente”, per citare un suo verso. Già perché c’è una cifra indelebile nel cristianesimo di Turoldo, quella poetica. Come scrisse il critico letterario Carlo Bo, “Padre David ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia. Dandogli la fede, gli ha imposto di cantarla tutti i giorni”.
Ripercorriamo allora questa straordinaria figura nel ricordo, raccolto da Pierluigi Vito, del cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha condiviso con lui, nella scrittura e nell’amicizia, gli ultimi anni di vita.
David Maria Turoldo (Coderno, Sedegliano 1916 – Milano 1992) – Poeta e pubblicista. Religioso dell’ordine dei Servi di Maria, partecipò alla Resistenza, e a quel periodo risalgono le sue prime poesie che videro la luce nella rivista clandestina L’uomo. Già la sua prima raccolta di versi, Io non ho mani (1948), rivela i tratti essenziali della sua poesia, mossa da un forte impegno morale, da un’esigenza di fraternità che affronta, talvolta nei toni caldi della protesta, i problemi della condizione umana. Tra le raccolte successive: Udii una voce (1952); Gli occhi miei lo vedranno (1955); Se tu non riappari (1963). Nel 1976 pubblicò Il sesto angelo. Poesie scelte prima e dopo il 1968 e Fine dell’uomo?. Alla raccolta complessiva Lo scandalo della speranza (2 voll., 1984) seguirono Canti ultimi (1991) e Mie notti con Qohelet(1992). La sua multiforme attività letteraria si è esplicata anche nella saggistica, nel teatro (La passione di San Lorenzo 1961), nella meditazione religiosa, nella traduzione di testi biblici.
Turoldo da leggere
«Lungo i fiumi…». I Salmi – (traduzione e commento, con Gianfranco Ravasi) – Milano, San Paolo, 1987
Questo Salterio è per tutti gli uomini che amano la poesia, e che riflettono sul mistero dell’esistere e del morire. Per questo motivo la versione, frutto della lunghissima compagnia del poeta David M. Turoldo con il libro dei Salmi, cerca di tendere la lingua italiana alla sua massima potenza espressiva per farle rendere lo splendore di una lingua così lontana com’è l’ebraico antico. Così, accanto al poeta, ha vegliato uno studioso della Bibbia, Gianfranco Ravasi, specialista proprio del Salterio. Oltre a sciogliere nel suo commento i segreti letterari e storici, e a tratteggiare il movimento poetico e spirituale di ogni salmo, Ravasi ha offerto al poeta tutta la tavolozza dei colori orientali nascosti in quelle parole antiche, tutte le costellazioni dei simboli, delle immagini, delle allusioni, perché nella penna del poeta rifiorissero in colori, simboli ed echi della lingua vicina all’uomo di oggi.
O sensi miei… (Poesie 1948-1988) – Milano, Rizzoli, 1990
Un altro volume che raccoglie le più belle poesie di padre David Maria Turoldo, scritte dal 1948 al 1988, è la pubblicazione “O sensi miei…” edito da Rizzoli.
Canti ultimi – Milano, Garzanti, 1991
David Maria Turoldo. La vita e la testimonianza
di Mariangela Maraviglia
Poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini»: così l’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini salutava padre David Maria Turoldo celebrandone il funerale l’8 febbraio 1992, restituendo in pochi tratti un’esistenza cristiana tra le più intense del Novecento italiano, spesa per la salvezza de «L’Uomo» – nome emblematico di una testata promossa in gioventù –, e volta alla penetrazione del silenzio di Dio. Nella Milano della Resistenza e del dopoguerra, nella Firenze di Giorgio La Pira, a Sotto il Monte – terra di Giovanni XXIII – negli anni precedenti e successivi al Concilio Vaticano II, dentro e fuori i canoni dell’Ordine dei Servi di Maria a cui con convinzione appartenne, Turoldo diede corpo e voce alle aspirazioni di rinascita religiosa, civile, sociale della sua generazione, guadagnando consensi e suscitando dissensi. Le censure e le sanzioni in cui incorse per via gerarchica non gli impedirono – consolato da una vena poetica che si completò negli anni con una fertile ispirazione di traduttore dei Salmi e creatore di inni per la liturgia – di esprimere in molteplici forme comunicative le domande di libertà, giustizia, pace, che animavano gli scenari e le coscienze del suo tempo.
Questo volume ricostruisce per la prima volta, attraverso un’accurata indagine d’archivio, l’intera vicenda esistenziale di David Maria Turoldo, nell’intento di restituire alla storia una figura più volte rievocata in termini mitizzanti o aneddotici: la ricchezza dei suoi incontri permette di recuperare la memoria di ideali, tensioni, disincanti che, in ambito cattolico e oltre, hanno percorso il secolo scorso.
23 Novembre 2016