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Per gli agricoltori moderni è fondamentale vedersi riconosciuto il giusto posto all’interno della catena del valore, ovvero la struttura di una organizzazione come un insieme limitato di processi. L’Italia è caratterizzata da una economia basata su piccole e medie imprese e soprattutto per loro, per la loro sopravvivenza sul mercato, oggi sempre più competitivo, è fondamentale mantenere una posizione ben solida.  Questo è anche uno degli obiettivi chiave della politica agricola comunitaria che intende sostenere gli agricoltori nella loro crescita, rafforzando anche la cooperazione tra imprenditori, aumentando la trasparenza del mercato per contrastare pratiche commerciali sleali, e migliorando il rapporto con il consumatore finale.

Tutto ciò si può sicuramente ottenere con una filiera corta e controllata. Per scoprire meglio di cosa si tratti, abbiamo visitato una piccola azienda cerealicola lucana, che coltiva e trasforma grani antichi e il cui nome ha forti legami con il paese dove è situata, ovvero Montemilone, un piccolo borgo immerso nella natura in Basilicata, al confine con la Puglia.

Il giovane agronomo Antonio Caputo ha deciso di dare vita all’azienda MILONIA, una piccola realtà agricola biologica di circa 14 ettari. Dopo gli studi da agronomo e spinto dall’amore per la campagna lucana, Antonio ha sviluppato l’idea di creare prodotti la cui tracciabilità fosse completa e trasparente. Ha deciso di coltivare grani in regime biologico, per evitare lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. La scelta poi di seminare vecchie varietà locali di grano, comunemente chiamate “grani antichi” non è un voler ritornare in maniera romantica al passato, ma è frutto di attente scelte, in primis di natura agronomica. Sono piante rustiche, nella maggior parte dei casi autoctone che ben si adattano al pedoclima locale, necessitano di pochi input (es. basse concimazioni o trattamenti) e sono dotate di un’ottima competizione con le piante infestanti in quanto presentano un’altezza elevata, permettendo di non utilizzare i diserbi chimici. La bassa resa per ettaro dei grani antichi permette di ottenere dei grani con proprietà nutrizionali elevate. Ancora, l’appezzamento di terra in cui si coltivano frumenti antichi viene lavorato con tempi più lunghi. In questo modo il terreno viene sottoposto a uno stress inferiore e a beneficiarne è la sua impermeabilità. Nel linguaggio comune vengono definiti antichi anche per differenziarli da quelli moderni, ossia i grani nati per venire incontro alle esigenze dell’industria alimentare che predilige farine forti e dei tempi di lavorazione più rapidi, ottenuti grazie a un aumento delle temperature nel processo produttivo. Tra le caratteristiche di Antonio c’è quella di essere anche un agricoltore custode, ce lo spiega Pietro Zienna, agronomo ALSIA (Agenzia Lucana Sviluppo e Innovazione in Agricoltura) che tra le sue varie funzioni porta avanti progetti volti a mantenere la biodiversità agraria. Incontriamo poi Antonio D’Amelio e Antonio Robbe, entrambi agricoltori che con Antonio collaborano alla pulizia e stoccaggio del grano, in una filiera cortissima e in ottica collaborativa tra piccole aziende.

Spieghiamo poi i benefici della molitura a pietra al fine di ottenere farine semi-integrali che mantengono tutti gli elementi del chicco compreso il germe per ottenere un prodotto ricco di fibra e di elementi nutritivi. Con le macine di pietra i movimenti sono più lenti e delicati e le temperature sono basse. Lo spiega bene Fernanda Galgano , Docente in Tecnologie Alimentari Università degli Studi della Basilicata.

La puntata si chiude con l’appuntamento dedicato ai più piccoli LA PAC VISTA DAI BAMBINI, con un servizio curato da TVL Pistoia realizzato presso la Scuola Primaria Bonelle – Istituto comprensivo Statele Raffaello.

13 Luglio 2024