La biodiversità nel Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Alla fine degli anni ’80 l’entomologo americano Edward Wilson ha definito la ricchezza di vita sulla terra, fatta dai milioni di piante, animali e microrganismi con il termine biodiversità. L’attività agricola ha un forte legame con la biodiversità, ne dipende fortemente e al tempo stesso può svolgere un ruolo importante nella conservazione di habitat e specie che dipendono dai terreni agricoli. Questo è anche uno degli obiettivi chiave dell’agricoltura moderna, proteggerla e salvaguardarla.
La quarta puntata di Agrinet il futuro in campo è ambientata in uno dei luoghi più ricchi di biodiversità in Italia: il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che al suo interno conserva una varietà incredibile di ecosistemi tutti legati l’uno all’altro, tutti indispensabili, grazie alla presenza di un variegato microclima che va dal mare alla montagna in una manciata di chilometri.
Primo ospite Gregorio Romano – Direttore del Parco, che illustra come quella del Cilento sia una terra dalle dolci colline ricoperte di ulivi e macchia mediterranea che si rispecchiano nel blu del Tirreno e allo stesso tempo, terra dalle morfologie aspre e incise da torrenti e calanchi, una terra che ha permesso una grande ricchezza di biodiversità e che oggi ospita diversi Presidi Slow Food, grazie alla cura di piccolissimi produttori che hanno saputo salvaguardare nel tempo prodotti della tradizione che in parte rischiavano l’abbandono. Qui la forza di una agricoltura sostenibile, capace di preservare il paesaggio, è fatta di colture molto diverse tra loro. Ci sono per esempio il carciofo bianco di Pertosa e la mozzarella nella mortella, entrambi presidi Slow Food.
Poi due agricoltori locali. Mario Di Bartolomeo, allevatore che in 130 ettari incuneati tra il Monte Gelbison e il mare, produce tipicità cilentane: cacioricotta salata di capra, primosale, pecorino, formaggi fatti con fiori ed erbe locali, lavorati con latte crudo e senza utilizzo di fermenti, olio extravergine d’oliva e soprattutto la mozzarella nel mirto, o come si dice qui nella mortella, che oltre a conservare intatta la sua freschezza, dà aromi e profumi inconfondibili.
Poi Francesco D’Orilia , promotore dell’ingresso nel presidio Slow Food del Carciofo Bianco di Pertosa la cui coltivazione risale almeno ai primi decenni del ‘900, ma è probabilmente riferibile ad epoche ancora più antiche. E uno dei piccoli coltivatori locali, Luigi Lupo, spiega perché è possibile consumarlo crudo appena colto dalla pianta.
La puntata termina con Le Avventure di Paco, 3 minuti dedicati ai più piccoli e ai loro genitori, con Patricio Castillo Varela, educatore sociale e culturale, interprete LIS e responsabile del Progetto inSegni Apprendi , che nei panni di un simpatico contadino racconta ai bambini, in modo divertente e in una ambientazione animata ispirata al mondo della campagna, cosa sia la Politica Agricola Comunitaria e quanto questa influisca sulla vita anche dei più piccoli e di tutti i giorni.
10 Giugno 2023