21 maggio: VI domenica di Pasqua
«Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15). Il primo versetto della seconda lettura può offrire uno stimolo autorevole allo stile dell’omelia che, in quanto «parte della stessa liturgia» (SC 52), deve risultare un’autentica celebrazione del mistero che la Parola ha nuovamente rivelato. Si tratta appunto di adorare il Cristo Signore e di offrire le ragioni della speranza che guida l’agire dei cristiani. Alla luce dell’unico mistero di salvezza che si è manifestato in Cristo è possibile delineare la vitalità della comunità cristiana quando si lascia plasmare dall’azione dello Spirito. L’omelia potrebbe caratterizzarsi come celebrazione dell’azione dello Spirito Paràclito che “rimane” per sempre in mezzo ai credenti ed è all’origine della molteplice presenza di Cristo stesso nella sua Chiesa (cfr. SC 7). Davvero «l’omelia è percorsa da una dinamica molto semplice: alla luce del mistero pasquale riflette sul significato delle letture e delle preghiere di una data celebrazione e conduce l’assemblea alla liturgia eucaristica, nella quale si partecipa allo stesso mistero pasquale» (Direttorio omiletico, 15). Un ritornare sui testi, sotto la guida dello Spirito, per favorire la partecipazione dei credenti al mistero d’amore di Cristo.
(Dal Sussidio CEI – Pasqua 2017, a cura dell’Ufficio Liturgico Nazionale)
21 Maggio 2017