Catello Maresca: “L’ultimo bunker”
«La mafia casalese è come un cancro che lancia metastasi imprevedibili in ogni direzione, quindi nessuna realtà italiana può considerarsi completamente immune ormai da queste infiltrazioni.»
Catello Maresca
Il 7 dicembre 2011 i telegiornali aprono con una notizia clamorosa: dopo sedici anni di latitanza è stato arrestato Michele Zagaria, il boss più pericoloso del clan dei Casalesi. È stato catturato nella sua terra, Casapesenna, a pochi chilometri da Casal di Principe. Per stanarlo, nel sofisticato bunker che lo ospitava, sono state necessarie ruspe, martelli pneumatici e una gigantesca trivella.
Quella mattina di dicembre segna la fine di una caccia lunga tre anni. A guidare l’indagine è stato un giovane e coraggioso magistrato napoletano, Catello Maresca, che ha lavorato ossessivamente per raggiungere questo obiettivo. Con la sua squadra ha raccolto migliaia di informazioni e segnalazioni, ha seguito le tracce più labili, si è calato nella mentalità dei boss latitanti e dei loro complici.
È stata una partita sottile, complessa, estenuante: i capi della criminalità organizzata sono astuti e feroci, hanno moltissimo denaro, decine di complici e un efficace sistema di controspionaggio, godono di un immeritato «rispetto» fondato sulla paura che incutono, si avvalgono delle tecnologie più moderne.
L’ultimo bunker ci fa scoprire come ragionano i boss, come si difendono e dove si nascondono: i loro rifugi sotterranei hanno raggiunto infatti una sofisticazione e un confort sorprendenti, veri status symbol del latitante di lusso. Ci fa partecipare alla vita quotidiana di magistrati, poliziotti e carabinieri. Ci guida passo passo in un’indagine meticolosa ed emozionante. E alla fine scopriremo che a tradire Michele Zagaria sono stati tre indizi minimi, che poteva cogliere solo un investigatore ancora più astuto della sua invisibile preda: una foto scattata da tremila metri d’altezza, tre ricerche su internet apparentemente bizzarre e un maglione della taglia sbagliata…
24 Giugno 2015