Vito Fiorino, il salvataggio dei naufraghi a Lampedusa
È nato a Bari ed è cresciuto a Milano. È andato a Lampedusa la prima volta in vacanza nel 1990. Appena tornato a casa si è sentito straniero. Ha venduto la sua falegnameria e cessato ogni attività nella città dove viveva da quasi 50 anni. La nostalgia dell’isola lo ha trascinato indietro. È lampedusano da 14 anni. Il 3 ottobre 2013 ha salvato 47 persone dalla morte certa in mare.
“Ero uscito per gettare rete. Questa è stagione di tonnetti. Ero al largo, mare piatto, con vento leggero che soffiava da ovest. Era scirocco. Il mio amico attorno alle 6 ha sentito vociare. Sono i lamenti delle berte, sono gli stormi di cavazzi, gli dicevo. Quelle urla che salivano dall’acqua mi sembrava fossero gabbiani. Invece erano uomini. Non ci siamo nemmeno guardati in faccia per capire cosa dovevamo fare. Ho preso la ciambella di salvataggio e ci ho attaccato una cima. Abbiamo cominciato a tirare su ragazzo dopo ragazzo, nudi, sporchi di nafta, come li sputava fuori il mare.
“Quanti siete?”, gli ho chiesto. “Cinquecento”, hanno detto. In mare ne vedevo cinquanta. Ho capito che era un massacro.
“Da quanto siete in mare?”, gli ho chiesto. “Quattro ore”, hanno detto. Ma so che in quelle condizioni in acqua un’ora dura un giorno.
La fortuna gli ha concesso il vento. E’ stato lo scirocco che li ha portati a riva e non al largo. Chi sa cos’è il mare, sa che si muore di maestrale. Intanto continuavamo a prendere gente a bordo, quanti eravamo sulla mia barca non l’ho capito finché non abbiamo cominciato a ondeggiare. Ho aspettato permessi che non sono arrivati. Allora ho ingranato la marcia e sono andato in porto. Mentre scendevano li ho contati: erano 47. Quatrantesei uomini e una donna sola.
E’ incavolato con Le istituzioni. La gente che pensa che questa sfida non gli appartenga non farà niente. L’hanno dimostrato da sempre. Ma se le Nazioni sono davvero Unite come dicono, devono fare qualcosa adesso. Io ho fatto quello che andava fatto. Lo rifarei in ogni momento, in modo ancora più forte. Ogni giorno i 47 ragazzi mi vengono a trovare. Arrivano dove c’è il bar di mia figlia e mi dicono: “Ciao, papà”.
7 Luglio 2015