S. Maria in Trastevere, annuncio della nascita di Gesù
Definita secondo alcuni la più antica chiesa aperta ufficialmente al culto, o la prima chiesa di Roma dedicata alla Vergine, la Basilica di S. Maria in Trastevere entra nella storia dei Giubilei per aver sostituito S. Paolo fuori le Mura per ben tre volte: nel 1625, nel 1700 (per soli 8 giorni) e nel 1825; le prime due volte a causa di epidemie sviluppatesi nella Campagna romana, mentre la terza a causa dell’incendio che distrusse quasi interamente la Basilica Patriarcale.
Sorse nel III secolo, nel luogo dove prima esisteva una taberna meritoria (un pensionato per reduci di guerra) che l’imperatore Alessandro Severo donò su richiesta ai cristiani dopo un evento ritenuto miracoloso: secondo la tradizione, infatti, nel 38 a.C. si verificò un’improvvisa ed abbondante eruzione di olio (fons olei) che venne interpretata successivamente come annuncio della nascita di Gesù. Sul posto S. Callisto I (217-222) fondò un oratorio, che dopo la sua morte fu chiamato Titulus Calixti. S. Giulio I (337-352) nel 340 sull’antico oratorio eresse una basilica che Gregorio IV (827-844) ampliò per custodire i corpi dei santi tratti dalle catacombe, troppo esposte alle orde dei Saraceni. Innocenzo II (1130-1143) la ricostruì nella forma attuale, con materiale proveniente dalle Terme di Caracalla. Nel 1702 Carlo Fontana modificò la facciata creando il portico, lasciando inalterati i mosaici del Duecento e il campanile romanico, caratterizzato da un grande orologio e da un’edicola seicentesca con Madonnina.
Fino all’Ottocento proprio nel portico, si vedevano affissi spiedi e pugnali perché quando un bullo decideva di cambiare vita, andava ad appendere l’arma in Santa Maria in Trastevere. Ora ospita una grande raccolta di epigrafi cristiane e pagane, insieme a sarcofagi, lapidi, pietre tombali e un affresco quattrocentesco raffigurante l’Annunciazione.
Prima di entrare, diamo un’occhiata alla fontana della piazza: costruita sul luogo dove sorgeva una delle più antiche fontane della città risalenti all’età augustea, fu realizzata nel XV secolo e spostata in quel punto dal Bernini nel 1658; nel 1694 Carlo Fontana le diede la forma attuale. Nonostante i vari interventi subiti attraverso i secoli, ha sostanzialmente conservato l’originaria architettura quattrocentesca.
Internamente la basilica conserva l’aspetto del XII secolo con tre navate delimitate da una doppia fila di colonne massicce di diversa grandezza e origine con capitelli dai quali furono scalpellate le figure di divinità pagane.
Il soffitto è stato disegnato dal Domenichino (1617) che è anche autore della figura dell’Assunta, dipinta su rame nell’ottagono centrale.
In una piccola nicchia in fondo alla navata destra sono custoditi pesi e catene che, secondo la tradizione, furono utilizzati per il supplizio di S. Callisto e di altri martiri.
Nella navata sinistra, un piccolo gioiello si cela agli occhi dei visitatori più distratti: è la Cappella Avila, opera seicentesca di Antonio Gherardi, nella quale la profonda prospettiva del piccolo presbiterio (in realtà lunga poco più di un braccio) finisce per ingigantire il S. Girolamo dipinto sullo sfondo dallo stesso Gherardi. Oltre a questo effetto prospettico – che richiama alla mente la celebre galleria del Borromini a Palazzo Spada – alziamo lo sguardo, e la nostra meraviglia sarà tutta per la cupola, straordinaria nella sua leggerezza e grazia.
E adesso prendiamoci tutto il tempo necessario per ammirare i grandiosi e celebri mosaici dell’abside; sono distribuiti in tre fasce: da quelli del XII secolo raffiguranti il Redentore e la Vergine, seduti in trono e, tra gli altri, Papa Innocenzo XII con il modellino della chiesa, alla fascia centrale con l’iscrizione e la rappresentazione simbolica degli agnelli, a quelli sottostanti, opera di Pietro Cavallini, che raffigurano episodi della vita della Vergine.
Sul lato destro del presbiterio, in prossimità dei gradini che portano all’altare, è presente l’iscrizione Fons olei ad indicare il punto dal quale sgorgò la famosa sorgente d’olio.
Dirigiamoci ora alla sinistra dell’abside, dove è situata la cappella Altemps per ammirare e venerare un’antichissima effigie di Maria detta La Madonna della Clemenza; la Vergine è raffigurata con gli attributi di Regina e tiene sul grembo il Bambino mentre due angeli sono in piedi dietro il trono. In basso rivolto verso lo spettatore, come anche gli altri personaggi, la figura di un pontefice in ginocchio. Dopo un lungo e attento restauro che ha riportato alla luce l’originale dipinto a encausto, è stata proposta per l’opera una datazione che si attesta nel primo decennio dell’VIII secolo; il pontefice raffigurato sarebbe Giovanni VII (705-707), grande devoto della Madonna, che secondo il Liber Pontificalís, amava vedersi raffigurato nelle immagini che venerava.
A noi non rimane altro che ammirare la figura della Madonna, seduta in trono su un alto cuscino color porpora, trapunto di stelle; con la mano sinistra sorregge il Bambino mentre con la destra regge una croce. Maria ci guarda, così come fa Gesù Bambino, che nella mano sinistra regge un piccolo globo, mentre protende la destra verso quella della Madre.
Allora possiamo utilizzare le parole del più famoso poeta religioso bizantino, Romano il Melode, nato verso il 490 a Emesa (oggi Homs) in Siria, per pregare Maria Regina e concludere nel modo migliore la nostra visita in questa splendida basilica.
Mauro Monti
Supplica a Maria Regina
di Romano il MelodeMadre di Dio, Vergine, Regina universale,
non disprezzare noi, tuoi supplici,
sbattuti dai marosi della vita
e in balia della bestia instabile.
O più eccelsa delle Potenze superne,
Colomba da Spirito aurata,
vanto e gioia degli Apostoli,
accordo dei Profeti e dei Martiri,
Soccorso del mondo intero,
Torre rivestita d’oro e preziosissima,
Città dalle dodici porte e Paradiso,
Arca profumatissima dello Spirito,
Muraglia santa imprendibile e sostegno,
Baluardo dei sovrani fedeli,
difesa delle anime religiose
e Filatterio dei corpi casti.
Te celebriamo, Regina immacolata,
e lodiamo il tuo Figlio e Signore,
Cristo, il solo Amico degli uomini,
al fine di trovare grazie e misericordia
nel giorno del giudizio, o Regina!
Continua il viaggio con il Pellegrino, qui tutti gli altri itinerari: www.tv2000.it/diariodiunpellegrino
19 Dicembre 2015