Papa Francesco in Chiapas
Francesco arriva in Chiapas, tra i colori violenti di una regione bellissima, abitata da 12 popolazioni indigene. E’ nel cuore della diversità etnica e multiculturale del sud del Messico. Ad accoglierlo nella prima tappa, a San Cristobal de Las Casas, 100mila persone, che urlano la loro gioia: è arrivato il Papa della pace, il Papa della misericordia, il Papa della giustizia. Viva il Papa della lotta gridano visi e lingue coloratissimi, popoli indigeni che conoscono la sofferenza dei vinti, e il dolore della storia. Viva il Papa che vuole i vescovi accanto ai poveri, che sa leggere i desideri e i sogni dei piccoli.
Uno scenario suggestivo per Francesco, accecato dalla ricchezza cromatica raggruppata nel centro sportivo municipale dove l’altare è una riproduzione della cattedrale coloniale di San Cristobal. Ma le decorazioni, i fiori, i simboli sono quelli degli indios.La celebrazione eucaristica è per loro. Il Papa indossa una mitra dove la croce maya è sovrapposta al cielo, la terra e le stelle. Nella liturgia la lingua tseltal e quella tsotsil, perchè tutti posssano partecipare Poi ancora un volta, come già accadde nel 1990, con Giovanni Paolo II il Papa parla al cuore del Chiapas. li smanthal kajvaltike toj lek, le legge del signore è perfetta esordisce Francesco in uno degli idiomi indios, rinfranca l’anima. Ed è per questo che il Papa è lì a testimoniare un Padre che soffre per il dolore, il maltrattamento e l’ingiustizia dei suoi figli . “L’alba sopraggiunse sopra tutte le tribù riunite, recita Francesco, citando il Popol Vuh, la faccia della terra fu subito risanata dal sole”. Il Papa raccoglie l’anelito di libertà e di terra promessa, che attraversa la folla e percorre l’intero Chiapas.Alza il tono della sua voce per ribadire che “nel cuore dell’uomo e nella memoria di molti dei nostri popoli è inscritto l’anelito ad una terra a un tempo in cui il disprezzo sia superato dalla fraternità, l’ingiustizia sia vinta dalla solidarietà e la violenza sia cancellata dalla pace”. In molti modi- denuncia il Papa -si è voluto far tacere l’anelito del cuore, in molti hanno cercato di anestetizzare l’anima , di insinuare che i sogni sono impossibili. ma persino il creato -spiega- ha alzato la voce. E nel cuore del Messico, Bergoglio, riprende i temi della sua ultima enciclica e si scaglia contro l’uso irresponsabile del Creato. un grido che viene dal ventre del Chiapas , dove accanto ai poveri, gli abbandonati, i maltrattati c’è anche la terra. I vostri popoli sono stati incompresi ed esclusi dalla società. Il Papa rende omaggio ad una cultura, quella indigena, che non è inferiore a nessuno per valori e tradizione, e che pure è stata spogliata e depredata dagli uomini di potere. E di fronte alla più grave delle ingiustizie perpetrata nei secoli, chiede perdono. “Perdono, fratelli, il mondo di oggi spogliato dallo scarto ha bisogno di voi”.
15 Febbraio 2016