omelia1“Dio ci salva facendosi piccolo, vicino e concreto”. Così Papa Francesco nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica presieduta al Santuario di Jasna Gòra prendendo spunto del Vangelo del giorno. Anzitutto, Dio si fa piccolo. “Il Signore, «mite e umile di cuore» (Mt 11,29), preferisce i piccoli, ai quali è rivelato il Regno di Dio (Mt 11,25) – ha detto Papa Francesco -; essi sono grandi ai suoi occhi e su di loro volge lo sguardo (cfr Is 66,2). Li predilige, perché si oppongono alla «superbia della vita», che viene dal mondo (cfr 1 Gv 2,16). I piccoli parlano la sua stessa lingua: l’amore umile che rende liberi. Perciò chiama persone semplici e disponibili a essere suoi portavoce, e a loro affida la rivelazione del suo nome e i segreti del suo Cuore. Pensiamo a tanti figli e figlie del vostro popolo: ai martiri, che hanno fatto risplendere la forza inerme del Vangelo” alle persone semplici eppure – prosegue Papa Francesco – sono persone straordinarie che hanno saputo testimoniare l’amore del Signore in mezzo a grandi prove; agli annunciatori miti e forti della Misericordia, come san Giovanni Paolo II e santa Faustina. Tramite questi “canali” del suo amore, il Signore ha fatto giungere doni inestimabili a tutta la Chiesa e all’intera umanità. Ed è significativo che questo anniversario del Battesimo del vostro popolo venga a coincidere proprio con il Giubileo della Misericordia. Inoltre, Dio è vicino, il suo Regno è vicino (cfr Mc 1,15): il Signore non desidera essere temuto come un sovrano potente e distante, non vuole restare su un trono in cielo o nei libri di storia, ma ama calarsi nelle nostre vicende di ogni giorno, per camminare con noi. Pensando al dono di un millennio
abbondante di fede, è bello anzitutto ringraziare Dio, che ha camminato con il vostro popolo, prendendolo
per mano e accompagnandolo in tante situazioni. È quello che, anche come Chiesa, siamo chiamati sempre a fare: ascoltare, coinvolgerci e farci prossimi, condividendo le gioie e le fatiche della gente, così che il Vangelo passi nel modo più coerente e che porta maggior frutto: per positiva irradiazione, attraverso la trasparenza della vita”.

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Durante l’omelia ha inoltre sottolineato di “evitare decisionismi e mormorazioni nelle nostre comunità”, per “andare oltre i torti e le ferite del passato” e non “cedere alla tentazione di isolarsi e di imporsi”. È l’ammonimento contenuto nella parte finale dell’omelia del Papa a Czestochowa. Maria, “quale Madre di famiglia, ci vuole custodire insieme”, ha detto Francesco: “Il cammino del vostro popolo ha superato, nell’unità, tanti momenti duri; la Madre, forte ai piedi della croce e perseverante nella preghiera con i discepoli in attesa dello Spirito Santo, infonda il desiderio di andare oltre i torti e le ferite del passato, e di creare comunione con tutti, senza mai cedere alla tentazione di isolarsi e di imporsi”. “La Madonna, a Cana, ha mostrato tanta concretezza”, le parole di Francesco: “È una Madre che si prende a cuore i problemi e interviene, che sa cogliere i momenti difficili e provvedervi con discrezione, efficacia e determinazione. Non è padrona né protagonista, ma Madre e serva”. “Chiediamo la grazia di fare nostra la sua sensibilità, la sua fantasia nel servire chi è nel bisogno, la bellezza di spendere la vita per gli altri, senza preferenze e distinzioni”, la preghiera finale per portare “la pace in mezzo all’abbondanza del peccato e ai subbugli della storia”. “A poco serve il passaggio tra il prima e il dopo Cristo, se rimane una data negli annali di storia”, il riferimento ai 1050 anni dal battesimo della Polonia: “Che possa compiersi, per tutti e per ciascuno, un passaggio interiore, una Pasqua del cuore verso lo stile divino incarnato da Maria: operare nella piccolezza e accompagnare da vicino, con cuore semplice e aperto”.

28 Luglio 2016

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