Nel mezzo del cammin – Puntata 30 – Canto XV, XVI e XVII del Paradiso
“Dare la vita per Cristo, dare la vita per la Chiesa, dare la vita per i nostri fratelli uomini, per il mondo”. È questo lo scopo della vita, secondo Cacciaguida, trisavolo di Dante, morto crociato. Nella trentesima puntata di “Nel mezzo del cammin” Franco Nembrini ci porta alla scoperta dei canti XV, XVI XVII. Siamo nel V Cielo, ed è qui che Dante incontra lo spirito di Cacciaguida, incontro importante e profetico, che aiuterà Dante a dare risposte a domande cruciali. “O fronda mia in che io compiacemmi pur aspettando, io fui la tua radice” è con queste parole che Cacciaguida accoglie Dante, che gli manifesta la propria gioia, il trisavolo ringrazia Dio per il discepolo. Ed è prendendo spunto da queste parole che Nembrini fa una domanda: Di cosa hanno veramente bisogno i nostri figli? Di genitori che si compiacciono di loro. Ogni radice, ogni padre e ogni madre dovrebbe dire così di suo figlio. Nei canti XV e XVI Cacciaguida si sofferma parlando di una Firenze che non c’è più e critica la Firenze dei tempi di Dante, dei “tempi moderni”, una città sempre più mondana. Nel XVII Dante chiede al trisavolo “ma io che fine fa”. Qui si parlerà per la prima volta dell’esilio del poeta. “Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente, tu paterai l’esilio e la prima conseguenza è la sofferenza per essere lontano dagli affetti, ciò che più ami lo dovrai lasciare”, Nembrini spiega come l’esilio dovrebbe essere la vocazione di ciascuno di noi, come tutti noi dovremmo essere capaci di lasciare le cose che ci vengono date. Dopo le profezie di Cacciaguida in Dante sorgono nuovi dubbi, il poeta ha paura che pubblicando la Divina Commedia possa perdere la possibilità di essere ospitato in altre città, lontane da Firenze e allo stesso tempo ha paura che tacendo o “essendo timido amico della verità”, possa perdere la fama presso le generazioni future. Cacciaguida lo rassicura, ricordando la sacralità del suo viaggio: “Una coscienza sporca per la colpa propria o di altri sentirà certo le tue parole come sgradevoli”. Il compito di Dante sarà essere testimoni della verità, abbiate a cuore la verità, costi quel che costi, siamo al mondo per servire la verità, la verità fa crescere, vital nutrimento”. Il compito per cui Dio gli ha concesso i questo viaggio, ma il compito per ciascuno di noi, sottolinea Nembrini, è dire la verità aiutare gli uomini a correggersi, vivere bene e vivere un po’ più felici.
15 Novembre 2016