Roma, 28 aprile 2025- Il conclave inizierà mercoledì 7 maggio. Questa la decisione presa nella quinta congregazione generale dei cardinali: fissate per quella data al mattino la celebrazione in Basilica della messa ‘Pro eligendo Pontifice’ ed al pomeriggio l’ingresso in Sistina e l’inizio delle votazioni. Il programma di massima prevede la prima votazione nel pomeriggio del 7 maggio, e l’eventuale prosieguo nei giorni successivi con due votazioni la mattina e due il pomeriggio. Fissata la data in cui i cardinali procederanno all’elezione del successore di Papa Francesco, è stata già chiusa la Cappella Sistina per compiere i lavori di preparazione, compresa l’attivazione della stufa per bruciare le schede e del camino per le fatidiche “fumate”.

Un rito antico

È un rito antico, sempre seguito con grande attenzione dai media e dai fedeli di tutto il mondo: il conclave, la riunione dei cardinali per eleggere il nuovo papa.
Una riunione “a porte chiuse” – questo significa appunto conclave, dal latino cum clavis, chiuso a chiave – dove ogni passo è codificato dalle norme emanate dai pontefici nel corso della storia, a partire da Gregorio X nel 1271.
L’inizio del conclave – secondo la costituzione apostolica Universi Domini Gregis di Giovanni Paolo II – va fissato tra i 15 e i 20 giorni dalla morte del papa, in questo caso sarà il prossimo 7 maggio.
A partecipare all’elezione del nuovo papa non è l’intero collegio cardinalizio, ma solo i cardinali elettori, quelli che hanno meno di 80 anni. Sui 252 cardinali della Chiesa cattolica, gli elettori che entreranno in conclave sono 135. Di questi, 108 sono stati nominati da Francesco, 22 da Benedetto e 5 da Giovanni Paolo II.
Gli elettori arriveranno a Roma da 71 paesi e prenderanno alloggio a Santa Marta: dalla loro distribuzione geografica è evidente lo sforzo fatto da Francesco per allargare il numero dei cardinali fuori dai territori dell’Occidente. Il risultato è un conclave dove la maggioranza dei votanti sarà non europea, se pure l’Europa pesi ancora per 53 elettori su 135.
Nel giorno prefissato, il conclave comincia la mattina, con la Messa pro eligendo Romano Pontifice. Nel pomeriggio i cardinali si riuniscono nel Palazzo Apostolico e da lì vanno in processione verso la Cappella Sistina, intonando le Litanie dei Santi. Segue un solenne giuramento, in cui ognuno si impegna a rispettare la riservatezza del voto e a restare fedele al munus petrino in caso di elezione.
A questo punto, il maestro delle celebrazioni liturgiche – dal 2021 l’arcivescovo Diego Ravelli – pronuncia l’“extra omnes”, fuori tutti!
Sotto le volte affrescate da Michelangelo, in un ambiente bonificato da qualsiasi strumento di comunicazione con l’esterno, inizia la votazione.
Il voto è segreto, ogni cardinale scrive il nome da lui scelto su una scheda sotto la frase: “Eligo in Summum Pontificem”, poi la fa scivolare nell’urna. Per diventare papa occorre il consenso dei 2/3 dell’assemblea.
Il primo giorno si procede a una sola votazione. Dal giorno successivo, le votazioni sono quattro, due la mattina e due il pomeriggio. Dopo le operazioni di voto, le schede vengono bruciate in una stufa: se nessun candidato raggiunge il quorum, grazie ad alcune sostanze chimiche si ottiene una fumata nera. In caso di elezione, la fumata sarà bianca. Le schede sono bruciate ogni due votazioni: ci sono perciò due fumate al giorno, una intorno alle 12 e una verso le 19.00. Ma nel caso si giunga all’elezione del papa, la fumata può arrivare prima.
Se l’elezione non avviene entro il 34° scrutinio, si procede al ballottaggio tra i due cardinali che hanno ottenuto più consensi – anche in questo caso occorre la maggioranza dei 2/3 del conclave.
Il candidato eletto deve accettare la nomina, poi scegliere il suo nuovo nome da pontefice. A questo punto, il nuovo papa entra nella “Stanza delle lacrime”, la sacrestia della Cappella Sistina, dove indossa il tradizionale abito bianco e i paramenti sacri. Infine, con una preghiera, il conclave si conclude.

28 Aprile 2025

  • Montecitorio Selfie