Pupi Avati, “L’orto americano”
In occasione dell’uscita del suo nuovo film, “L’orto americano”, Pupi Avati si racconta in un’ampia intervista girata nel suo studio colmo di foto e di ricordi cinematografici. “L’orto americano – osserva – è un film ambizioso, girato tra l’Emilia e gli Stati Uniti, ma comunque a basso budget. E’ il modello di cinema in cui credo: non troupe sterminate ma persone che girano con il cuore, senza stare a pensare cosa c’è nel cestino del pranzo”. Avati parla a lungo del rapporto con sua moglie. “Alle nozze di diamante – rivela – sono tornato a innamorami di lei come un adolescente”.
Avati interviene anche sullo stato del nostro cinema: “Servirebbe un ministero del cinema – propone – se ne era già parlato con il governo Ciampi e Amato, e il cinema andava bene. Oggi che il cinema sta morendo serve e come. Dovrebbe occuparsi solo di cinema – spiega – dalle sale alla produzione sino alla qualità dei film però con persone competenti. Non persone che devono simultaneamente occuparsi della festa di paese, degli scavi di Pompei, della musica dal vivo, dell’editoria, di Netflix e di come finanziare i film. È evidente che c’è un groviglio che è eccessivo che sovrasta le persone che con grande buona volontà stanno cercando di sopravvivere e aiutarci ma non ce la fanno più. Siamo andati oltre e tutto è paralizzato. Sino a due annia fa se cercavi un macchinista non lo trovavi libero ora sono a casa. Il cinema sta morendo – conclude Avati – ma la politica non se ne accorge, non è minimamente interessata”
3 Marzo 2025