Speciale “Chiamatemi Francesco”: Daniele Luchetti racconta Jorge Mario Bergoglio
“Io, laico, ho vacillato più volte. Facendo questo film molte delle mie idee si sono trasformate. Tutto è passato più attraverso il cuore che la testa”: queste le parole di Daniele Luchetti, regista del film che racconta un’ampia parte della vita di Jorge Mario Bergoglio, dalla dittatura militare argentina all’esperienza con i poveri del ‘Barrio 31’ di Buenos Aires, fino all’elezione a Pontefice. Luchetti spiega e ripercorre il film con clip esclusive e immagini dal set.
“Ho trovato delle persone eccezionali – ha aggiunto Luchetti – sia tra i preti di strada che tra i vescovi di Buenos Aires: mi hanno fatto capire come in certi momenti l’idea di far bene generi allegria e gioia”.
“Io stesso – ha proseguito il regista – quando sono stato in queste periferie, in queste favelas dell’Argentina chiamate le ‘vicias’, cioè le ville, ho ricevuto qualcosa di enorme. Entri dentro queste favelas e la prima cosa che vedi sono bambini che giocano in strada che ti sorridono, ti abbracciano e pensi ‘che bello’, poi osservi meglio e capisci che non sono a scuola, che spesso sono stati abbandonati, in alcuni casi abusati. E’ un abuso anche l’abbandono scolastico: chi si occupa di questo? Si occupa in prima linea la Chiesa”.
Questa realtà, ha sottolineato Luchetti, “la conoscevo ma non l’avevo mai toccata con mano, quando la vedi di persona è un’altra cosa. Quando entri in parrocchie dove si piangono le vittime della criminalità o i morti della dittatura e nel cortile ci sono ragazzi che si baciano e vivono come dovrebbero vivere degli adolescenti normali, capisci che sono in una zona protetta che li accoglie. E questo è merito della Chiesa”.
3 Dicembre 2015