500 ANNI DELLA DIOCESI DI PESCIA
Mons. Roberto Filippini 13/02/18
Questa mattina a Santa Marta, Francesco e il patriarca di Antiochia, Youssef Absi, si sono uniti nella celebrazione della Santa Messa, come gesto di comunione tra le due Chiese.
In studio ne abbiamo parlato con Mons. Roberto Filippini, Vescovo di Pescia. E riprendendo poi le parole di Bergoglio, del 1° ottobre 2017, durante la visita Cesena, Filippini ha anticipato le iniziative messe in campo dalla Diocesi di Pescia per festeggiare, nel 2019, i 500 anni di vita, mettendo in atto una Chiesa in uscita con il coinvolgimento del territorio e della popolazione locale.
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SANTA MARTA
Una preghiera per i cristiani del Medio Oriente
Papa: Questa Messa con il nostro fratello, patriarca Youssef, farà la apostolica communio: lui è padre di una Chiesa, di una Chiesa antichissima e viene ad abbracciare Pietro, a dire “io sono in comunione con Pietro”. Questo è quello che significa la cerimonia di oggi: l’abbraccio del padre di una Chiesa con Pietro. Una Chiesa ricca, con la propria teologia dentro la teologia cattolica, con la propria liturgia meravigliosa e con un popolo, in questo momento gran parte di questo popolo è crocifisso, come Gesù. Offriamo questa Messa per il popolo, per il popolo che soffre, per i cristiani perseguitati in Medio Oriente, che danno la vita, danno i beni, le proprietà perché sono cacciati via. E offriamo anche la Messa per il ministero del nostro fratello Youssef.”
INCONTRO CON IL CLERO, I CONSACRATI, I LAICI DEI CONSIGLI PASTORALI, I MEMBRI DELLA CURIA E I RAPPRESENTANTI DELLE PARROCCHIE
DISCORSO DEL SANTO PADRE Duomo di Cesena del 1° ottobre 2017
Guardare negli occhi
Papa: la preghiera è la forza della nostra missione – come più recentemente ci ha dimostrato anche santa Teresa di Calcutta. L’incontro costante con il Signore nella preghiera diventa indispensabile sia per i sacerdoti e per le persone consacrate, sia per gli operatori pastorali, chiamati ad uscire dal proprio “orticello” e andare verso le periferie esistenziali. Mentre la spinta apostolica ci conduce ad uscire – ma sempre uscire con Gesù –, sentiamo il bisogno profondo di rimanere saldamente uniti al centro della fede e della missione: il cuore di Cristo, pieno di misericordia e di amore. Nell’incontro con Lui, veniamo contagiati dal suo sguardo, quello che posava con compassione sulle persone che incontrava nelle strade di Galilea. Si tratta di recuperare la capacità di “guardare”, la capacità di guardare! Oggi si possono vedere tanti volti attraverso i mezzi di comunicazione, ma c’è il rischio di guardare sempre meno negli occhi degli altri. È guardando con rispetto e amore le persone che possiamo fare anche noi la rivoluzione della tenerezza. E io invito voi a farla, a fare questa rivoluzione della tenerezza.
Ascoltare i giovani
Papa: Tra quanti hanno più bisogno di sperimentare questo amore di Gesù, ci sono i giovani. Grazie a Dio, i giovani sono parte viva della Chiesa – la prossima Assemblea del Sinodo dei Vescovi li coinvolge direttamente – e possono comunicare ai coetanei la loro testimonianza: giovani apostoli dei giovani, come scrisse il beato Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (cfr n. 72). La Chiesa conta molto su di loro ed è consapevole delle loro grandi risorse, della loro attitudine al bene, al bello, alla libertà autentica e alla giustizia. Hanno bisogno di essere aiutati a scoprire i doni di cui il Signore li ha dotati, incoraggiati a non temere dinanzi alle grandi sfide del momento presente. Per questo incoraggio a incontrarli, ad ascoltarli, a camminare con loro, perché possano incontrare Cristo e il suo liberante messaggio di amore. Nel Vangelo e nella coerente testimonianza della Chiesa i giovani possono trovare quella prospettiva di vita che li aiuti a superare i condizionamenti di una cultura soggettivistica che esalta l’io fino a idolatrarlo – quelle persone si dovrebbero chiamare “io, me, con me, per me e sempre con me” – e li apra invece a propositi e progetti di solidarietà.
La fotogallery della puntata
13 Febbraio 2018