Le famiglie solidali
Durante il viaggio in Irlanda, in occasione della Festa delle Famiglie del 25 agosto 2018, Papa Francesco invitava le famiglie ad aprire il cuore, ha diventare l’antidoto della cultura dello scarto.
In studio, Gennaro Ferrara incontra Salvatore e Sara Carbone, una coppia che ha deciso di cambiare l’assetto del proprio nucleo familiare e aprirlo a chi vive situazioni di disagio, abbandono e solitudine. Dal 2009 infatti coordinano la “Nuova Arca” onlus, una casa famiglia alla periferia di Roma che accoglie i figli di ragazze madre.
Insieme a loro, Gualtiero Terzi, di professione bancario, spiega cosa significa rivolgere lo sguardo verso l’altro, costituire una famiglia solidale.
Attraverso la loro esperienza abbiamo riletto le parole del Papa in due degli appuntamenti di giornata: l’incontro con i membri del Centro di servizio per il volontariato “Sardegna Solidale” e nell’Omelia di Santa Marta.
IN EVIDENZA
Gualtiero Terzi: “Quando il sogno è un destino”
Sara Carbone: ”La ricchezza di essere famiglia”
VIAGGIO APOSTOLICO IN IRLANDA – FESTA DELLE FAMIGLIE 25.08.2018
Famiglie con il cuore aperto
Papa: Il vino nuovo comincia a fermentare durante il tempo del fidanzamento, necessario ma passeggero, e matura lungo la vita matrimoniale in un mutuo dono di sé, che rende gli sposi capaci di diventare, da due, “una sola carne”. E anche di aprire a loro volta i cuori a chi ha bisogno di amore, specialmente a chi è solo, abbandonato, debole e, in quanto vulnerabile, spesso accantonato dalla cultura dello scarto. Questa cultura che viviamo oggi, che scarta tutto: scarta tutto quello che non serve, scarta i bambini perché danno fastidio, scarta i vecchi perché non servono… Soltanto l’amore ci salva da questa cultura dello scarto.
DISCORSO AL CENTRO DI SERVIZIO PER IL VOLONTARIATO “SARDEGNA SOLIDALE” 30 novembre 2018
Dare un volto cristiano alla nostra società
Papa: La cultura della solidarietà e della gratuità qualifica il volontariato e contribuisce concretamente alla costruzione di una società fraterna, al cui centro vi è la persona umana.
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È l’amore di Dio che ci fa riconoscere sempre nell’altro il prossimo, il fratello o la sorella da amare. E questo richiede l’impegno personale e volontario, per il quale certamente le pubbliche istituzioni possono e devono creare condizioni generali favorevoli. Grazie a questa “linfa” evangelica, l’aiuto mantiene la sua dimensione umana e non viene spersonalizzato. Proprio per questo voi volontari non svolgete un’opera di supplenza nella rete sociale, ma contribuite a dare un volto umano e cristiano alla nostra società.
SANTA MARTA
Quello che io dico lo faccio
Papa: Non è un lavoro di pubblicità, fare pubblicità per una persona molto buona, che ha fatto del bene, ha guarito tanta gente, e ci ha insegnato cose belle. No, non è pubblicità. Neppure è per fare proselitismo. Se qualcuno va a parlare di Gesù Cristo, a predicare Gesù Cristo per fare proselitismo, no, questo non è annuncio di Cristo: questo è un lavoro, di predicatore, retto dalla logica del marketing. Che cosa è l’annuncio di Cristo? Che non è né proselitismo né pubblicità né marketing: va oltre. Come si può capire questo? È prima di tutto essere inviato.
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Questo viaggio, di andare all’annuncio, rischiando la vita, perché io gioco la mia vita, la mia carne – questo viaggio – ha soltanto il biglietto di andata, non del ritorno. Ritornare è apostasia. Annuncio di Gesù Cristo con la testimonianza. Testimonianza vuol dire mettere in gioco la propria vita. Quello che io dico lo faccio.
Il diavolo ha cercato di convincerlo a prendere un’altra strada, e Lui non ha voluto, ha fatto la volontà del Padre fino alla fine. E l’annuncio di Lui deve andare per la stessa strada: la testimonianza, perché Lui è stato il testimone del Padre fatto carne. E noi dobbiamo farci carne, cioè farci testimoni: fare, fare quello che diciamo. E questo è l’annuncio di Cristo. I martiri sono coloro che [dimostrano] che l’annuncio è stato vero. Uomini e donne che hanno dato la vita – gli apostoli hanno dato la vita – con il sangue; ma anche tanti uomini e donne nascosti nella nostra società e nelle nostre famiglie, che danno testimonianza tutti i giorni, in silenzio, di Gesù Cristo, ma con la propria vita, con quella coerenza di fare quello che dicono.
30 Novembre 2018