Un mese missionario straordinario
In occasione del mese missionario straordinario che si vivrà in Ottobre, ospite in studio di Gennaro Ferrara, Mons. Giampietro Dal Toso, Arcivescovo Foraziana, segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie.
Un mese missionario straordinario
Abbiamo davanti un interessante cammino: la preparazione del Mese Missionario Straordinario dell’ottobre 2019, che ho voluto indire nella scorsa Giornata Missionaria Mondiale dell’anno 2017. Vi incoraggio fortemente a vivere questa fase di preparazione come una grande opportunità per rinnovare l’impegno missionario della Chiesa intera. Ed è anche occasione provvidenziale per rinnovare le nostre Pontificie Opere Missionarie. Sempre si devono rinnovare le cose: rinnovare il cuore, rinnovare le opere, rinnovare le organizzazioni, perché, altrimenti, finiremmo tutti in un museo. Dobbiamo rinnovare per non finire nel museo. Conoscete bene la mia preoccupazione per il pericolo che il vostro operato si riduca alla mera dimensione monetaria dell’aiuto materiale – questa è una vera preoccupazione – trasformandovi in un’agenzia come tante, fosse anche cristianamente ispirata. Non è certo questo che i fondatori delle Pontificie Opere e il Papa Pio XI volevano quando le fecero nascere e le organizzarono al servizio del Successore di Pietro. Perciò ho riproposto come attuale e urgente per il rinnovo della consapevolezza missionaria di tutta la Chiesa oggi, una grande e coraggiosa intuizione del Papa Benedetto XV, contenuta nella sua Lettera apostolica Maximum illud: cioè la necessità di riqualificare evangelicamente la missione della Chiesa nel mondo.
Un popolo missionario
In virtù del Battesimo noi diventiamo discepoli missionari, chiamati a portare il Vangelo nel mondo (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 120). «Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione… La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo» (ibid.) di tutti, di tutto il popolo di Dio, un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Il Popolo di Dio è un Popolo discepolo – perché riceve la fede – e missionario – perché trasmette la fede.
Rifiutare la speranza
La tecnologia non è a servizio dell’uomo quando lo riduce a una cosa, quando distingue tra chi merita ancora di essere curato e chi invece no, perché è considerato solo un peso, e a volte – anzi – uno scarto. La pratica dell’eutanasia, divenuta legale già in diversi Stati, solo apparentemente si propone di incentivare la libertà personale; in realtà essa si basa su una visione utilitaristica della persona, la quale diventa inutile o può essere equiparata a un costo, se dal punto di vista medico non ha speranze di miglioramento o non può più evitare il dolore. Al contrario, l’impegno nell’accompagnare il malato e i suoi cari in tutte le fasi del decorso, tentando di alleviarne le sofferenze mediante la palliazione, oppure offrendo un ambiente familiare negli hospice, sempre più numerosi, contribuisce a creare una cultura e delle prassi più attente al valore di ogni persona. Non perdetevi mai d’animo per l’incomprensione che potreste incontrare, o davanti alla proposta insistente di strade più radicali e sbrigative. Se si sceglie la morte, i problemi in un certo senso sono risolti; ma quanta amarezza dietro a questo ragionamento, e quale rifiuto della speranza comporta la scelta di rinunciare a tutto e spezzare ogni legame!
Mons. Giampietro Dal Toso: “Cosa sono le Pontificie Opere Missionarie?”
2 Settembre 2019