50 ANNI NELLE PERIFERIE
Padre Sebastian Vazhakala 04/06/2018
In apertura di settimana, incontro con Padre Sebastian Vazhakala, superiore generale dei Missionari della Carità Contemplativi, per i 25 anni della fondazione di “Casa Serena”, l’ostello per i poveri voluto insieme a Madre Teresa di Calcutta nei pressi di Largo Preneste a Roma, e per i suoi cinquant’anni di sacerdozio al servizio degli ultimi.
Abbiamo riascoltato le parole di Papa Francesco durante l’Omelia nelle solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo di ieri nella Chiesa di Santa Monica di Ostia, partendo dall’Ultima Cena si sofferma sui preparativi così come Gesù con l’Eucarestia prepara un posto per la vita eterna, e poi ricorda che “Gesù non predilige luoghi esclusivi ed escludenti” ma predilige “persone sole, sofferenti, bisognose: sono tabernacoli abbandonati”.
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Eucaristia: cibo e posto
Papa: Che cosa prepara Gesù per noi? Prepara un posto e un cibo. Un posto, molto più degno della «grande sala arredata» del Vangelo. È la nostra casa spaziosa e vasta quaggiù, la Chiesa, dove c’è e ci dev’essere posto per tutti. Ma ci ha riservato anche un posto lassù, in paradiso, per stare insieme con Lui e tra di noi per sempre. Oltre al posto ci prepara un cibo, un Pane che è Lui stesso: «Prendete, questo è il mio corpo» (Mc 14,22). Questi due doni, il posto e il cibo, sono ciò che ci serve per vivere. Sono il vitto e l’alloggio definitivi. Entrambi ci vengono dati nell’Eucaristia. Cibo e posto.
Qui Gesù ci prepara un posto quaggiù, perché l’Eucaristia è il cuore pulsante della Chiesa, la genera e la rigenera, la raduna e le dà forza. Ma l’Eucaristia ci prepara anche un posto lassù, nell’eternità, perché è il Pane del cielo. …
È, in una parola, il pegno della vita eterna: non solo una promessa, ma un pegno, cioè un anticipo, un anticipo concreto di quello che sarà donato. L’Eucaristia è la “prenotazione” del paradiso; è Gesù, viatico del nostro cammino verso quella vita beata che non finirà mai.
Tabernacoli abbandonati
Papa: Ma, come ai discepoli allora, anche a noi oggi Gesù chiede di preparare. Come i discepoli domandiamogli: “Signore, dove vuoi che andiamo a preparare?”. Dove: Gesù non predilige luoghi esclusivi ed escludenti. Egli ricerca posti non raggiunti dall’amore, non toccati dalla speranza. In quei luoghi scomodi desidera andare e chiede a noi di fargli i preparativi. Quante persone sono prive di un posto dignitoso per vivere e del cibo da mangiare! Ma tutti conosciamo delle persone sole, sofferenti, bisognose: sono tabernacoli abbandonati. Noi, che riceviamo da Gesù vitto e alloggio, siamo qui per preparare un posto e un cibo a questi fratelli più deboli. Egli si è fatto pane spezzato per noi; chiede a noi di donarci agli altri, di non vivere più per noi stessi, ma l’uno per l’altro. Così si vive eucaristicamente: riversando nel mondo l’amore che attingiamo dalla carne del Signore. L’Eucaristia nella vita si traduce passando dall’io al tu.
Liberi dai soprusi e dalle prepotenze
Papa: I discepoli, dice ancora il Vangelo, prepararono la Cena dopo essere «entrati in città» (v. 16). Il Signore ci chiama anche oggi a preparare il suo arrivo non rimanendo fuori, distanti, ma entrando nelle nostre città. Anche in questa città, il cui nome – “Ostia” – richiama proprio l’ingresso, la porta. Signore, quali porte vuoi che ti apriamo qui? Quali cancelli ci chiami a spalancare, quali chiusure dobbiamo superare? Gesù desidera che siano abbattuti i muri dell’indifferenza e dell’omertà, divelte le inferriate dei soprusi e delle prepotenze, aperte le vie della giustizia, del decoro e della legalità. L’ampio lido di questa città richiama alla bellezza di aprirsi e prendere il largo nella vita. Ma per far questo occorre sciogliere quei nodi che ci legano agli ormeggi della paura e dell’oppressione. L’Eucaristia invita a lasciarsi trasportare dall’onda di Gesù, a non rimanere zavorrati sulla spiaggia in attesa che qualcosa arrivi, ma a salpare liberi, coraggiosi, uniti.
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