dal lunedì al venerdì ore 17:30

Incontro con Don Julián Carrón, successore di Don Luigi Giussani, alla guida della Fraternità di Comunione e Liberazione dal 2005. Abbiamo così riascoltato le parole di papa Francesco nell’incontro con CL del 7 marzo 2015, quando ricorda il carisma originario di “Chiesa in uscita” di Don Giussani, sottolineando l’importanza di mantenere fede all’eredità lasciata.

Nell’ultima Omelia di Santa Marta di questa stagione, che il Papa riprenderà a settembre, Francesco ha invitato al perdono di coloro che cercano di distruggere gli altri e a pregare per loro.

In collegamento da Assisi, Virginia Ciaroni ha incontrato alcuni dei protagonisti del concerto di beneficenza “Con il cuore. Nel nome di Francesco” organizzato dal Sacro Convento di Assisi per raccogliere fondi a sostegno di progetti solidarietà in Italia, Africa e Indonesia.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

IN EVIDENZA

Don Julián Carrón: La novità di Cristo Grati di essere perdonati, perdoniamo
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

INCONTRO CON IL MOVIMENTO DI COMUNIONE E LIBERAZIONE

Memoria e libertà

Papa: Dopo sessant’anni, il carisma originario non ha perso la sua freschezza e vitalità. Però, ricordate che il centro non è il carisma, il centro è uno solo, è Gesù, Gesù Cristo! Quando metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere “decentrati”: al centro c’è solo il Signore!

… E poi il carisma non si conserva in una bottiglia di acqua distillata! Fedeltà al carisma non vuol dire “pietrificarlo” – è il diavolo quello che “pietrifica”, non dimenticare! Fedeltà al carisma non vuol dire scriverlo su una pergamena e metterlo in un quadro. Il riferimento all’eredità che vi ha lasciato Don Giussani non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta certamente fedeltà alla tradizione, ma fedeltà alla tradizione – diceva Mahler – “significa tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri”. Don Giussani non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri. Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi!

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

Protagonisti di una Chiesa in uscita

Papa: Così, centrati in Cristo e nel Vangelo, voi potete essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa “in uscita”. La strada della Chiesa è uscire per andare a cercare i lontani nelle periferie, a servire Gesù in ogni persona emarginata, abbandonata, senza fede, delusa dalla Chiesa, prigioniera del proprio egoismo…

… Cari amici, vorrei finire con due citazioni molto significative di Don Giussani, una degli inizi e una della fine della sua vita.

La prima: «Il cristianesimo non si realizza mai nella storia come fissità di posizioni da difendere, che si rapportino al nuovo come pura antitesi; il cristianesimo è principio di redenzione, che assume il nuovo, salvandolo» (Porta la speranza. Primi scritti, Genova 1967, 119). Questa sarà intorno al 1967.

La seconda del 2004: «Non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta» (Lettera a Giovanni Paolo II, 26 gennaio 2004, in occasione dei 50 anni di Comunione e Liberazione).

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

SANTA MARTA

Papa: Ma pregare per quelli che vogliono distruggermi, i nemici, perché Dio li benedica: questo è veramente difficile da capire. Pensiamo al secolo scorso, i poveri cristiani russi che per il solo fatto di essere cristiani erano mandati in Siberia a morire di freddo: e loro dovevano pregare per il governante boia che li mandava lì? Ma come mai? E tanti lo hanno fatto: hanno pregato. Pensiamo a Auschwitz e ad altri campi di concentramento: loro dovevano pregare per questo dittatore che voleva la razza pura e ammazzava senza scrupolo, e pregare perché Dio li benedicesse! E tanti lo hanno fatto…

…Ma quanta distanza, un’infinita distanza fra noi che tante volte non perdoniamo piccole cosine, e questo che ci chiede il Signore e di cui ci ha dato esempio: perdonare coloro che cercano di distruggerci. Nelle famiglie è tanto difficile, a volte, perdonarsi i coniugi dopo qualche disputa, o perdonare la suocera, anche: non è facile. Il figlio, chiedere il perdono al papà, è difficile. Ma perdonare coloro che ti stanno ammazzando, che vogliono farti fuori … Non solo perdonare: pregare per loro, perché Dio li custodisca! Di più: amarli. Soltanto la parola di Gesù può spiegare questo. Io non riesco ad andare oltre…

… Ci farà bene, oggi, pensare a un nemico – credo che tutti noi ne abbiamo qualcuno – uno che ci ha fatto del male o che ci vuole fare del male o che cerca di fare del male: a questo. La preghiera mafiosa è: “Me la pagherai”. La preghiera cristiana è: “Signore, dagli la tua benedizione e insegnami ad amarlo”. Pensiamo ad uno: tutti noi ne abbiamo. Pensiamo a lui. Preghiamo per lui. Chiediamo al Signore di darci la grazia di amarlo.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 

La fotogallery della puntata

19 Giugno 2018