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In vista del Sinodo dei Vescovi dedicato ai giovani, Papa Francesco ha dato pubblicazione della Costituzione Apostolica “Episcopalis communio” sulla struttura dell’organismo istituito da Paolo VI nel 1965 Gennaro Ferrara incontra Don Armando Matteo, docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana, che ha appena pubblicato “Tutti giovani, nessun giovane” (Piemme), una riflessione sul mondo giovanile di oggi, quando l’impossibilità di vivere la propria giovanezza è in contrapposizione con gli adulti che non vogliono essere adulti.
Abbiamo così ripreso un estratto del discorso del Papa a Palermo, quando parla ai giovani di cercare le proprie radici e di confrontarsi con gli anziani.

Poi nell’Omelia di Santa Marta di questa mattina, il Papa ha parlato della mitezza e tenerezza del buon pastore.

 

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IN EVIDENZA
Vedere Dio negli occhi dei genitori

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Mitezza è limitarsi

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COSTITUZIONE APOSTOLICA «EPISCOPALIS COMMUNIO» DI PAPA FRANCESCO SUL SINODO DEI VESCOVI, 18.09.2018

Il Sinodo dei Vescovi
Papa: Pure oggi, in un momento storico in cui la Chiesa si introduce in «una nuova tappa evangelizzatrice», che le chiede di costituirsi «in tutte le regioni della terra in uno “stato permanente di missione”», il sinodo dei vescovi è chiamato, come ogni altra istituzione ecclesiastica, a diventare sempre più «un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione»…
…Così il vescovo è contemporaneamente maestro e discepolo. Egli è maestro quando, dotato di una speciale assistenza dello Spirito Santo, annuncia ai fedeli la Parola di verità in nome di Cristo capo e pastore. Ma egli è anche discepolo quando, sapendo che lo Spirito è elargito a ogni battezzato, si pone in ascolto della voce di Cristo che parla attraverso l’intero Popolo di Dio, rendendolo «infallibile in credendo».
… Confido altresì che, proprio incoraggiando una «conversione del papato […] che lo renda più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione», l’attività del sinodo dei vescovi potrà a suo modo contribuire al ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani, secondo la volontà del Signore.

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INCONTRO CON I GIOVANI 15 settembre 2018
Alla ricerca delle radici
Papa: Ho parlato della vostra speranza, del futuro: voi siete la speranza. Ho parlato del presente: voi avete la speranza nelle vostre mani, oggi. Ma vi domando: in questo tempo di crisi, voi avete radici? Ognuno risponda nel suo cuore: “Quali sono le mie radici?”. O le hai perse? “Sono un giovane con radici, o sono già un giovane sradicato?”.
Prima ho parlato di giovani in poltrona, di giovani in pensione, di giovani quieti che non si mettono in cammino. Adesso ti domando: tu sei un giovane con radici, o sradicato? Abbiamo parlato di questa terra di tanta cultura: ma tu sei radicato nella cultura del tuo popolo? Tu sei radicato nei valori del tuo popolo, nei valori della tua famiglia? O sei un po’ per aria, un po’ senza radici – scusatemi la parola – un po’ “gassoso”, senza fondamenti, senza radici? “Ma, padre, dove posso trovare le radici?”. Nella vostra cultura: troverete tante radici! Nel dialogo con gli altri… Ma soprattutto – e questo voglio sottolinearlo – parlate con i vecchi. Parlate con i vecchi. Ascoltate i vecchi. “Padre, loro dicono sempre le stesse cose!”. Ascoltateli. Litigate con i vecchi, perché se tu litighi con i vecchi, loro parleranno più profondamente e ti diranno cose. Loro devono darti le radici, radici che poi – nelle tue mani – produrranno speranza che fiorirà nel futuro.

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SANTA MARTA
La mitezza del buon pastore
Papa: Nel Vangelo, quando Gesù non era con la gente, era con il Padre, a pregare. E la maggior parte del tempo nella vita di Gesù, nella vita pubblica di Gesù, Egli la passò sulla strada, con la gente. Questa vicinanza: l’umiltà di Gesù, quello che dà autorità a Gesù, lo porta la vicinanza con la gente. Lui toccava la gente, abbracciava la gente, guardava negli occhi la gente, ascoltava la gente. Vicino. E questo gli dava autorità…
… E ci sono due tratti di questa compassione che vorrei sottolineare: la mitezza e la tenerezza. Gesù dice: “Imparate da me che sono umile e mite di cuore”: mite di cuore. Quella mitezza. Lui era mite, non sgridava. Non puniva la gente. Era mite. Sempre con mitezza. Si arrabbiava Gesù? Sì! Pensiamo quando ha visto la casa di suo Padre diventata un shopping, per vendere delle cose, i cambia-monete … lì si arrabbiò, prese la frusta e cacciò via tutti. Ma perché amava il Padre, perché era umile davanti al Padre, aveva questa forza…
… Quando la gente lo insultava, quel Venerdì Santo, e gridava “crucifige”, rimaneva zitto perché aveva compassione di quella gente ingannata dai potenti del denaro, del potere … Stava zitto. Pregava. Il pastore, nei momenti difficili, nei momenti in cui si scatena il diavolo, dove il pastore è accusato, ma accusato dal Grande Accusatore tramite tanta gente, tanti potenti, soffre, offre la vita e prega. E Gesù pregò. La preghiera lo portò anche alla Croce, con fortezza; e anche lì ebbe la capacità di avvicinarsi e guarire l’anima del Ladrone.

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18 Settembre 2018