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L’esigenza di penetrare e vivere più a fondo le parole, in questo tempo di iper-informazione e di incomunicabilità fra le persone. Con “Vivere le parole. Per un vocabolario dell’esistenza” (Piemme) il Vescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (A.P.S.A.), sceglie 101 parole in “una sorta di vocabolario di antropologia che descrive la relazione fra l’Io e il mondo”, alla ricerca della consapevolezza della realtà complessa in cui viviamo. Il libro vanta la prefazione di Papa Francesco.

Per riflettere sull’importanza delle parole e sul significato più profondo della comunicazione abbiamo ripreso un estratto dal discorso del Papa durante l’Udienza ai Dirigenti, Dipendenti e Operatori della Televisione TV 2000, quando sottolinea che “risvegliare la scintilla di vita attraverso le parole” è il primo compito del comunicatore come anche nella cultura dell’incontro.

Poi riprendendo le parole del Papa del giorno, nell’Omelia di Santa Marta Gennaro Ferrara riflette insieme a Mons. Galantino sull’ipocrisia dei giusti, cioè coloro che non portano la loro fede fuori dalla chiesa: “quando si vive questa ipocrisia cristiana, quello che noi facciamo è cacciare via Gesù dal nostro cuore. Facciamo finta di averlo con noi, ma lo abbiamo cacciato via. Siamo cristiani, fieri di essere cristiani, ma viviamo come pagani”.

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Dal Sinodo: Marion Sophie Rakotoroalahy

Virginia Ciaroni raccoglie la testimonianza di un’uditrice, Marion Sophie Rakotoroalahy, presidente nazionale degli studenti cattolici del Madagascar, che da giovane propone possibili nuovi linguaggio nella liturgia.

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IN EVIDENZA Mons. Nunzio Galantino

 

“Tutto parte dalle relazioni autentiche”

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“La vera forza della liturgia”

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UDIENZA AI DIRIGENTI, DIPENDENTI E OPERATORI DELLA TELEVISIONE TV 2000 – 15.12.2014

Risvegliare le parole

Papa: Risvegliare le parole: ogni parola ha dentro di sé una scintilla di fuoco, di vita. Risvegliare quella scintilla, perché venga fuori. Risvegliare le parole: ecco il primo compito del comunicatore…

… Risvegliare le parole, aprire e non chiudere, parlare a tutta la persona rende concreta quella cultura dell’incontro, oggi così necessaria in un contesto sempre più plurale. Con gli scontri non andiamo da nessuna parte. Fare una cultura dell’incontro. E questo è un bel lavoro per voi. Ciò richiede di essere disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri.

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SANTA MARTA

Cristiani per abitudine

Papa: E quest’abitudine ci fa male, perché riduciamo il Vangelo a un fatto sociale, sociologico, e non a un rapporto personale con Gesù. Gesù parla a me, parla a te, parla a ognuno di noi. La predica di Gesù è per ognuno di noi. Come mai quei pagani che, appena sentono la predica di Gesù, vanno con lui, e io che sono nato, sono nata, qui, in una società cristiana, mi abituo, e il cristianesimo è come fosse un’abitudine sociale, una veste che ho indosso e poi la lascio? E Gesù piange, su ognuno di noi quando noi viviamo il cristianesimo formalmente, non realmente…

… C’è l’ipocrisia dei peccatori, ma l’ipocrisia dei giusti è la paura dell’amore di Gesù, la paura di lasciarsi amare. E in realtà, quando noi facciamo questo, cerchiamo di gestire noi il rapporto con Gesù. “Sì, io vado alla Messa ma tu fermati nella Chiesa che io poi vado a casa”…

… Oggi può essere per noi una giornata di esame di coscienza, con questo ritornello: “Guai a te, guai a te”, perché ti ho dato tanto, ho dato me stesso, ti ho scelto per essere cristiano, essere cristiana, e tu preferisci una vita a metà e metà, una vita superficiale: un po’ sì di cristianesimo e acqua benedetta ma niente di più. In realtà, quando si vive questa ipocrisia cristiana, quello che noi facciamo è cacciare via Gesù dal nostro cuore. Facciamo finta di averlo, ma lo abbiamo cacciato via. “Siamo cristiani, fieri di essere cristiani”, ma viviamo come pagani…

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5 Ottobre 2018