Come il fiore di mandorlo – due storie di conversione
Due storie di conversione, quella di Francesco Rui Zhan e Jiana Chiara Xu, giovani cinesi legati da una storia di fede e amore.
Francesco nasce da una famiglia buddista di Yangzhou, città storica che si trova a sudest della Cina. Un soggiorno a Roma cambia radicalmente la sua vita e dopo un pellegrinaggio in Terra Santa decide definitivamente di convertirsi. Oggi, come studioso ricercatore, si occupa della storia della missione cristiana in Cina, in particolare la storia delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Cina.
Per Chiara, l’incontro prima con Francesco e poi con le due comunità camaldolesi femminile e maschile di Roma, la guidano nel suo cammino di fede, riconoscendo a sè stessa l’esistenza di un essere superiore. Il 15 aprile del 2017, durante la veglia pasquale, riceve i sacramenti del battesimo e della cresima da papa Francesco.
Abbiamo così riflettuto sul senso della conversione riprendendo le parole del Papa nella Veglia di pentecoste del 18.05.2013 quando spiega che l’incontro con il Signore sboccia come il fiore di mandorlo, primo fiore di primavera che aspetta l’arrivo degli altri fiori. Il Papa riflette nuovamente sull’amore anticipato e senza condizioni di Dio nell’Udienza Generale del 14.06.2017.
Nell’Omelia di Santa Marta del mattino, Papa Francesco riflette sul concetto di rivalità e vanagloria, e di come il ragionare solo in base al proprio “tornaconto” sia deleterio per la comunità.
IN EVIDENZA
Francesco Rui Zhan
Jiana Chiara Xu
VEGLIA DI PENTECOSTE CON I MOVIMENTI, LE NUOVE COMUNITÀ, LE ASSOCIAZIONI E LE AGGREGAZIONI LAICALI, 18.05.2013
Come il fiore di mandorlo
Papa: Noi diciamo che dobbiamo cercare Dio, andare da Lui a chiedere perdono, ma quando noi andiamo, Lui ci aspetta, Lui è prima! Noi, in spagnolo, abbiamo una parola che spiega bene questo: “Il Signore sempre ci primerea“, è primo, ci sta aspettando! E questa è proprio una grazia grande: trovare uno che ti sta aspettando. Tu vai peccatore, ma Lui ti sta aspettando per perdonarti. Questa è l’esperienza che i Profeti di Israele descrivevano dicendo che il Signore è come il fiore di mandorlo, il primo fiore della Primavera (cfr Ger 1,11-12). Prima che vengano gli altri fiori, c’è lui: lui che aspetta. Il Signore ci aspetta. E quando noi Lo cerchiamo, troviamo questa realtà: che è Lui ad aspettarci per accoglierci, per darci il suo amore. E questo ti porta nel cuore uno stupore tale che non lo credi, e così va crescendo la fede! Con l’incontro con una persona, con l’incontro con il Signore.
L’Udienza Generale 14.06.2017
DIO AMA PER PRIMO
Papa: Il primo passo che Dio compie verso di noi è quello di un amore anticipante e incondizionato. Dio ama per primo. Dio non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che suscita amore. Dio ci ama perché Egli stesso è amore, e l’amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi. Dio non lega neppure la sua benevolenza alla nostra conversione: semmai questa è una conseguenza dell’amore di Dio. San Paolo lo dice in maniera perfetta: «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8). Mentre eravamo ancora peccatori. Un amore incondizionato. Eravamo “lontani”, come il figlio prodigo della parabola: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione…» (Lc 15,20). Per amore nostro Dio ha compiuto un esodo da Sé stesso, per venirci a trovare in questa landa dove era insensato che lui transitasse.
LA RIVALITÀ DISTRUGGE
Papa: E anche il chiacchiericcio nasce dalla rivalità, perché tanta gente si sente che non può crescere, ma per diventare più alto dell’altro diminuisce l’altro con il chiacchiericcio. Un modo di distruggere le persone. La rivalità. E Paolo dice: “No. Nella comunità non ci siano rivalità”. La rivalità è una lotta per schiacciare l’altro. E’ brutta, la rivalità: si può fare in modo aperto, diretto o si può fare con i guanti bianchi; ma sempre per distruggere l’altro e innalzare se stessi. E siccome io non posso essere così virtuoso, così buono, diminuisco l’altro, così io rimango sempre alto. La rivalità è una via a questo agire per interesse.
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Questo distrugge una comunità, distrugge una famiglia, pure … Pensate alla rivalità tra i fratelli per l’eredità del padre, per esempio: questa è cosa di tutti i giorni. Pensate alla vanagloria, a coloro che si vantano di essere migliori degli altri.
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Quando noi leggiamo le notizie delle guerre, pensiamo alle notizie della fame dei bambini nello Yemen, frutto della guerra: è lontano, poveri bambini … ma perché non hanno da mangiare? Ma la stessa guerra si fa a casa nostra, nelle nostre istituzioni con questa rivalità: incomincia lì, la guerra! E la pace deve farsi lì: nella famiglia, nella parrocchia, nelle istituzioni, nel posto di lavoro, cercando sempre la unanimità e la concordia e non il proprio interesse.
ALTRI APPUNTAMENTI
Discorso alla delegazione di Rabbini “Mountain Jews” del Caucaso
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