Scrittore del vero prima di tutto, anche della Magistratura e della Politica
Magistrato, politico, scrittore, Gianrico Carofiglio è pugliese, è il padre del commissario Guerrieri, protagonista di best-seller portati anche con successo sul piccolo schermo.I suoi best seller sono tradotti in 28 lingue, vendono milioni di copie. L’ultimo suo titolo è L’estate fredda, pubblicato da Einaudi: caldissima, in realtà, perché è il tempo delle stragi di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vita Falcone e Borsellino. Anche se è ambientato a Bari, il magistrato che segue il rapimento del figlio di un boss è piemontese, trapiantato in Puglia: e si chiama Fenoglio, il maresciallo Fenoglio.
In attesa di scrivere un libro per ragazzi, Carofiglio racconta il suo nuovo personaggio, in quell’anno fatidico, e intreccia fantasia e realtà, ricordando i suoi primi tempi in magistratura:
“Ricordo che quando avevo 12-13 anni leggevo di tutto, ma mi piaceva molto leggere storie che fossero state ben scritte pensando a chi aveva la mia età: per esempio, alcuni gialli per ragazzi come quelli con Nancy Drew, i due investigatori – gli Hardy Boys – o quello presentato da Hitchcock. Parliamo di un tipo di scrittura che non ha a che fare con la letteratura, ma con un intrattenimento intelligente, con un linguaggio che insegna.”
“Il romanzo è nutrito di fatti realmente accaduti in indagini di cui mi sono occupato, nella storia del contrasto alla criminalità organizzata in Puglia, “cucite” in un telaio ovviamente romanzesco.” Spiega poi la scelta di entrare in politica, “Ero curioso e mi sono chiesto se potessi fare qualcosa di utile in modo diverso, avevo occupato gran parte della vita interpretando le leggi, volevo vedere come scriverle.”
Rivela qualche segreto sul rapporto con i delinquenti e coi collaboratori di giustizia,
“Il modo migliore per ottenere informazioni attendibili da un testimone o quando possibile una confessione da un indagato è quello di mettersi dal suo punto di vista. Non significa giustificare quello che ha fatto, ma avere la capacità di vedere il mondo da un’altra prospettiva perché stabilisca sulla base del rispetto una vera comunicazione. La capacità di immedesimarsi e di parlare con le persone implica necessariamente considerarle ‘persone’ ”
…E poi l’abbandono della politica e anche della magistratura, per dedicarsi solo alla scrittura.
“Sono andato via dopo i 5 anni in Senato, quando sarei dovuto e avrei potuto rientrare in magistratura , perché mi sono reso conto che la mia vita era cambiata: la scrittura aveva acquisito un ruolo centrale e tornando a fare il magistrato lo avrei fatto come secondo lavoro…”
Poiché oggi spopolano in televisione e al cinema poliziotti sporchi e cattivi, è interessante chiedergli perché lui sta dalla parte dei buoni, e se ritiene che la scrittura, come qualunque professione, esigano un a responsabilità:
“nessuno è mai totalmente buono: bene e male si mescolano e si contaminano, ma non nascondo il mio disagio nel vedere personaggi fortemente negativi diventare idoli dei ragazzini. Il mondo non è dominato né dal bene né dal male, ma da un alternanza di queste due entità. Parlare del mondo come un luogo in cui il male regna sovrano, significa banalizzare.”
“La scrittura deve rispondere alle sue proprie regole. La regola principale è quella di dire la verità, che significa certamente non raccontare sempre fatti realmente accaduti, ma raccontare in modo onesto.”
Gianrico Carofiglio, autore icona, è anche campione di karate e racconta perché, “ perché ero un ragazzo frustrato e timido, prendevo le botte per strada. Avevo accettato troppe sfide, come spesso accade con una visione distorta e fanciullesca del coraggio. E naturalmente parla di giustizia, dei suoi intoppi e contraddizioni.
“La Giustizia italiana andrebbe riformata su cose che da fuori non si considerano per niente, ma che si potrebbero fare rapidamente e a costo zero. Spese, burocrazia, norme assurde. Ci sono riforme che potrebbero essere fatte domani, con un tratto di penna. C’è un problema di volontà politica: non si fanno perché il sistema della giustizia purtroppo è campo di scorreria di corporazioni, quella dei magistrati, quella degli avvocati e anche dei funzionari e di chi lavora nelle cancellerie: è un mondo conservatore”.
“Come il commissario Fenoglio però ho fiducia nello Stato e sono pieno di speranza di poter fare qualcosa di buono: la speranza come dovere etico, oltre che uno strumento per affrontare le situazioni. Non abbiamo il diritto di non avere speranza.”
Gianrico Carofiglio è ospite a Soul sabato alle 12.20 e alle 20.45 su TV2000
A Cura di Giuliano Cattabriga
15 Dicembre 2016