Dal Camerun all’Italia, dal sogno alla realtà: la crescita e il riscatto di un uomo
Yvan Sagnet ha appena trent’anni, è nato a Douala, in Camerun, è ingegnere e scrittore, attivista politico senza partiti, diventato noto per il coraggio con cui animò la celebre rivolta contro i caporali, nelle terre salentine dove lo Stato tollerava l’infamia dello sfruttamento del lavoro nero, soprattutto di migranti, costretti alla raccolta dei pomodori in condizioni lavorative e di vita disumane. Lui osò dire no, rischiando la vita, e convincendo compagni di sventura pavidi e miseri a bloccare l’autostrada, attirando l’attenzione mediatica e finalmente politica, che portò alla storica benchè tardiva legge contro il caporalato. Per questo il ragazzo venuto dal Camerun è Cavaliere della Repubblica italiana “per il suo contributo all’emersione e al contrasto dello sfruttamento dei braccianti agricoli”. Per questo ha scritto la sua storia in un libro, e un altro ancora, per testimoniare che questo sfruttamento non è affatto concluso, e non riguarda solo la Puglia, o il Meridione d’Italia.
Sagnet si innamora del nostro paese a 5 anni, grazie ai Mondiali di Calcio Italia ’90. Il Camerun era la prima squadra africana a raggiungere i quarti di finale in Coppa del Mondo. Entusiasmo, e sogno di vedere il paese che aveva ospitato giochi tanto importanti per l’orgoglio di un ragazzino, Crescendo, decide di iscriversi al politecnico di Torino, alla facoltà di ingegneria. E’ Torino la città della sua squadra del cuore, la Juve. Ed è qui che il sogno si scontra con la realtà. Torino è fredda, non solo da un punto di vista climatico. Per sostenere le spese universitarie fa d tutto, dal steward allo Juventus stadium al cameriere a MIlano, viaggiando ogni giorno sui treni dei pendolari, fino a cercare lavoro nelle campagne pugliesi a Nardò, vicino Lecce, scoprendo un mondo terribile: in quella masseria vivevano accampati più di 500 persone in gran parte africani, la legge era dettata dai caporali, si lavorava fino a 12 –14 ore al giorno per un guadano giornaliero di 4,5 euro, detratte le spese obbligate, le mazzette e le mance. Per questo Yvan, che studiava, che era stato educato alla libertà, anche se in una famiglia umile, dopo pochi giorni di lavoro inaccettabile diventa uno dei portavoce dello sciopero alla Masseria Boncuri nell’agosto 2011.
“Molti pensano che i ragazzi africani siano abituati a una vita di disumanità, sporcizia, alloggi immondi e per questo pronti ad accettare di tutto! Ma questo non è vero, nel mio paese la dignità è sacra, a tutti livelli della scala sociale”.
È l’inizio della rivolta e Masseria Boncuri ne diventerà il simbolo con l’enorme striscione “Ingaggiami contro il lavoro nero”. Gli italiani sembrano prendere finalmente coscienza delle condizioni difficili di chi lavora nei campi e le istituzioni sono costrette ad ammettere che il problema caporalato esiste. Yvan ha faticato non poco ad essere libero dai condizionamenti ideologici, dalle tentazioni di inquadrarlo nei ranghi di uno schieramento politico. Presta tempo ed energie ad organizzazioni umanitarie che operano per i bambini del suo paese in Africa, scrive e racconta, documenta con parole e immagini. La sua è una storia di riscatto, di dignità, che fa emergere il razzismo che abita anche da noi, che svela omertà e inadempienze, che esprime una fede cristiana rafforzata dalla simpatia incontenibile per papa Francesco. Yvan è l’amico che i nostri ragazzi dovrebbero cercare, la sua dolente allegria l’esempio di un impegno che è chiesto ala nostra umanità per non infiacchire.
L’intervista di Yvan Sagnet andrà in onda a Soul Sabato 7 Gennaio alle 12.20 e alle 20.45
5 Gennaio 2017