Il Vangelo non cambia, noi cominciamo a comprenderlo meglio
Il 12 marzo, domenica, a Soul l’ospite è Alberto Melloni, storico, esponente di quella “scuola di Bologna” che si fa risalire al monaco e politico Giuseppe Dossetti. Melloni è il massimo esperto del Vaticano II, di cui ha steso l’opera monumentale, ereditandola da Giuseppe Alberigo. E’ docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena-Reggio e di cattedra Unesco sul pluralismo religioso a Bologna, editorialista del Corriere della Sera, saggista. Con lui parliamo della rivoluzione forte di papa Francesco, di cattolici adulti, dì cattolici e politica… e della serie tv che ha firmato come consulente principale, quella di Paolo Sorrentino, The Young Pope, un’opera non banale che fa riflettere su tante contraddizioni, ma soprattutto sul mistero che anima la Chiesa e la rende sempre proposta unica e sconvolgente per gli uomini.
“Tutti i concili hanno rappresentato una riforma o almeno l’hanno rivendicata. Nel Vaticano II c’è stata la volontà precisa di insistere sul termine “pastorale”, che non significa qualcosa di meno di dogmatico. Questa inversione tra dogmatico e pastorale oggi la vediamo camminante in papa Francesco, ma è stata equivocata spesso, come se il termine “pastorale” depotenziasse la dottrina.”
“Papa Francesco rappresenta uno stile, non ripetizione di parole. Le parole stancano e non vengono ascoltate a fondo. Un tot di ecclesiastici su una Ford Focus sarebbero ridicoli. La caratteristica di Francesco infatti non è la Ford Focus, ma l’essere perfettamente credibile nella spoliazione di un potere che non è più quello di un tempo, ma che ancora si autoappaga”.
“Il Papa piace tanto agli atei perché sono quelli che possono mettersi in pantofole guardando il film del cristianesimo senza farsi troppe domande.”
“Che il problema della Chiesa fossero la Curia e gli italiani è stato un gigantesco equivoco del conclave del 2013. È quello che ha portato Francesco, per cui è stato un equivoco benedetto. Nessuno dei vizi della Curia ha meno di 500 anni e la Curia è una corporeità indispensabile all’esercizio del papato. Certo può essere inutile, pleonastica e ingombrante. Vatilieaks non nasce dalla Curia: semplicemente nessuno governava e si sono insediati piccoli delinquenti, piccoli truffatori che hanno mostrato però un disordine sistemico.”
“Quando stava per morire, dopo la Pacem in Terris, Papa Giovanni fu accusato da un giornale di aver cambiato il Vangelo per andare incontro ai comunisti e monsignor Capovilla riferisce questa sua frase : “Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. La verità del Vangelo sta sempre davanti, non dietro o peggio in tasca, e i cambiamenti che sembrano abbandoni di dottrina col tempo si vede che erano scoperte di dottrina. La Chiesa ha condannato la scuola pubblica, il voto alle donne, i diritti della coscienza… non sono stati strappi indolori, ma passi per avvicinarsi sempre di più al Vangelo. Pensiamo al Vangelo secondo Matteo di Pasolini: Cristo se ben guardiamo è ripreso sempre di spalle. E’ lui che cammina avanti.”
“Il grosso tema per i cattolici oggi è il destino del nostro continente. Chi ha meno di 70 anni non ha conosciuto la guerra e questo tempo di pace lo hanno fatto tre cattolici, non perché erano bravi, ma perché parlavano tedesco e sono riusciti a far credere al Papa che volevano riproporre l’Europa carolingia. Noi oggi vediamo crescere una ferocia, un odio di cui i social network non sono la fabbrica, ma l’espressione, la vetrina. La politica dell’insulto, il risentimento collettivo, sbriciolano la società, finché qualcuno riporterà questo continente alla guerra… I cristiani devono riuscire a tenere insieme, impedendo l’idea che l’unico modo per garantire la sicurezza sociale sia giocare all’Enalotto… E poi dovrebbero chiedere un po’ scusa per aver portato in politica acqua a mulini che non andavano avviati, perdendo credibilità. I cristiani hanno una responsabilità pubblica che non è andare su Facebook e dire “Dio è grande” o insultare altri cristiani, ma percepire l’urgenza storica. Può essere nello studio o nella vocazione politica, mettendosi a servizio, accettando anche di fare l’assessore con uno stipendio da fame in qualche comune.”
“Il Film the Young Pope di Sorrentino non è sul papato, ma sul varco che scava nell’esperienza umana. L’abisso della solitudine è indagato attraverso un papa. L’assenza di Dio dall’esistenza e dalla storia è la domanda con cui ci confrontiamo oggi. Non c’è affatto indifferenza nei confronti di Dio, anzi è la cosa più ingombrante che c’è. Casomai c’è un calo della partecipazione, della fine di questa grande invenzione tridentina che era il prete. Essere atei comunque deve essere una cosa difficilissima.”
A cura di Giuliano Cattabriga
10 Marzo 2017