Il giornalismo salvato dalla rete
Giornalista fin da ragazzo, dal manifesto all’Espresso a La Stampa, Corriere, Tg1, Sole 24 Ore, con incarichi di sempre maggior responsabilità e visibilità, Gianni Riotta è anche il più social dei nostri giornalisti. Non solo perché ha il record dei follower, ma soprattutto perché li conosce e li sa usare dai loro inizi. Con Riotta, ospite a Soul sabato alle 12.15 e alle 20.45, parliamo di comunicazione e new media, che poi new non sono, parliamo di America, che abita a metà con Roma e la sua Sicilia, parliamo di Oxfam Italia, per cui si spende, che riunisce le principali ong che lottano per la riduzione della fame nel mondo; parliamo di Chiesa, che segue con attenzione individuando nel papa l’unico punto di riferimento no solo spirituale e morale del mondo…
“Mio padre ha lavorato per gli americani che hanno liberato l’Italia, era stato uno dei giovani cadetti della Marina, e quando sono entrati gli americani in Sicilia non aveva lavoro come tanti. Ma aveva fatto l’attore dilettante da ragazzo ed aveva una perfetta dizione. Per caso il sergente Mikhail Kamenetzky gli diede da leggere alla radio i testi dei notiziari americani. Mio padre scoprì allora che i giornalisti guadagnavano di più e avevano accesso alle ambitissime razioni K con cui mangiavano tutti, Italiani e americani… e decise di fare il giornalista. 30 Anni dopo quel sergente divenne direttore del Corriere della Sera con lo pseudonimo di Ugo Stille e assunse anche me al Corriere: due mondi si re-incontrarono nella mitica redazione di New York, nella 57esima strada, dove io stavo al quinto piano e Oriana Fallaci al piano di sopra, di notte la sentivo camminare come un fantasma.”
“I miei figli sono nati e vivono negli Stati Uniti. Qui si vive meglio che in Italia? Dipende chi sei. Se sei un povero destinato a restarlo, si vive meglio in Europa e in Italia perché c’è una maggiore assistenza. Se invece non vuoi rimanere povero, ma vuoi arrivare al ceto medio o ricco, si vive meglio in America. 30 Anni fa l’ascensore sociale era più dinamico, ma se vuoi cambiare la tua vita e scommetti sul cambiamento si vive meglio negli USA, malgrado la pessima forma di questi tempi.”
“La crisi economica non dipende dall’Euro, né dall’Europa e nemmeno dalla globalizzazione, ma dall’automazione. Trump dice che ridarà lavoro ai minatori del Kentucky: il lavoro non lo ha tolto qualche cattivo, ma l’automazione. Oggi una macchina fa il lavoro di mille minatori.”
“Pensavo vincesse Hilary perché tutti i sondaggi andavano in quella direzione. Trump ha vinto e mi complimento: anche nel calcio capita che la Corea del Nord batta l’Italia. Ci sono state tante questioni interne ed esterne, tra FBI, Russia, eccesso di sicurezza: tutte cose che chiamerei “fortuna”. Trump è diventato un personaggio quando ha fatto campagna elettorale, ma lo conoscevamo tutti noi giornalisti: non ha idea di quanto sia difficile governare un paese come gli Usa, di quale sia il suo ruolo nel mondo, non ha nessuna capacità di ammettere gli errori e tutta la sua vita è stato andare dritto per la sua strada pensando che andasse tutto bene. Vedremo se imparerà a fare il presidente, ma per adesso non pare.”
“Non ho capito le potenzialità del web perché sono particolarmente intelligente, altrimenti, come direbbe mio padre, avrei fatto i soldi come hanno fatto in tanti, anche alcuni giornalisti. Si pensa che i soldi in rete si fa. Altro errore sulla rete è dire che sia buona o cattiva, un manicheismo che fa perdere. La rete è un modo per comunicare. Ai giovani che vogliono fare informazione online dico di non preoccuparsi di cosa dicono di loro. Possono dire che sono dei fessi ad occuparsi di twitter, ma con l’umiltà di imparare anche dieci anni dopo la presenza online sarà nettamente superiore ad altri che non l’ hanno fatto.”
“Ogni società democratica avrà bisogno di un’informazione credibile condivisa, senza la quale non ci sarà nessuna società democratica. Il modello di giornalismo di quando io ero ragazzo o di quando mio padre lo faceva era verticale: i giornalisti decidevano quale fosse l’agenda, quali fossero le notizie da condividere, e l’opinione pubblica discuteva di questo. Questo modello è finito. Come possiamo creare un nuovo movimento giornalistico che sia credibile, condiviso, autorevole, leale e che faccia soldi? Non lo so, so che nessuno lo sa e chi dice di saperlo è ingenuo e in buona fede o in malafede e furbo. Bisogna lavorarci, so che non sarà molto facile e ci vuole pazienza. Il cambiamento è molto veloce.
“Non ci siamo accorti che il mondo è tornato verticale. Trump usa twitter per far capire al governo, alla Cina o a Putin e alla Russia dove sta andando. I giornalisti non stanno tenendo il passo. Non solo pensiamo a Grillo, ma anche a Renzi che si sta facendo un blog perché ha capito che deve mandare il suo messaggio direttamente e velocemente.”
“Papa Francesco sta rivoluzionando la comunicazione, ma è uno dei leader che ha rimesso la comunicazione in modo verticale. Il Papa da una parte è stretto dai suoi oppositori dentro la Chiesa, dall’altra parte è stretto fuori dalla Chiesa da chi è entusiasta di lui, non lo capisce bene e pensando di aiutarlo fa più danno. Infine c’è una maggioranza di fedeli e non che guarda invece un uomo che fa prevalere ciò che unisce. Il successo del Papa è l’aver detto che la fede cattolica non è un sistema di norme, ma un incontro col testimone di un messaggio.”
“L’uomo di fede ha moltissime notti di buio, anche Gesù muore dicendo “Mio Dio perché mi hai abbandonato”. L’uomo che pensa di essere di fede ha solo grandi luci. Credo che il rapporto con la religione sia un percorso, ho avuto un’educazione cattolica molto importante, ho persino vinto il concorso Veritas del catechismo…come il cardinal Scola, ce lo siamo confessati quando stavo a Milano….
“Sono nel Consiglio di Amministrazione di Oxfam Italia, la più antica e la più grande delle organizzazioni di lotta alla miseria e alla povertà nel mondo: quando il presidente di Oxfam chiama il segretario delle Nazioni Uniti, il presidente Usa o dell’Unione Europea, rispondono. Oxfam non dà soldi “a pioggia”, ma combatte alle radici la povertà e allo stesso tempo le ingiustizie fiscali e le spese esagerate per far guerra coi paesi vicini. Una cosa che ho imparato ad Oxfam è che, per salvare i bambini poveri, devi occuparti delle madri che sono le vere protagoniste dello sviluppo.”
“Sono interista e ho scritto un libro-intervista con Javier Zanetti. Se l’Inter andasse in serie B, sarei allo stadio a vedere la partita: non è che se tuo figlio va male a scuola lo butti fuori casa, mate lo tieni nella buona e nella cattiva sorte.”
Gianni Riotta è ospite a Soul Sabato 1 aprile alle 12.15 e 20.45 su TV2000
A cura di Giuliano Cattabriga
30 Marzo 2017