Il sesso non è moda ma libera scelta
Belga, poco più di 30 anni docente alla Sorbona, sessuologa: sposata con 3 figli, che sembra aver avuto da piccolissima perché sembra più giovane di quello che dichiara, Therese Hargot spopola e divide in Francia, per le sue posizioni unpolitically correct, su temi scottanti che riguardano non tanto il sesso, ma l’idea di persona, di società, la concezione dominante dei desideri trasformati in diritti e della libertà come pura autodeterminazione, a qualunque costo e in qualunque modo. Una donna che da laica dice tante cose che coincidono perfettamente con la visione antropologica cristiana, e per questo è normalmente bollata nel suo paese come bigotta e intransigente. Le pagine del libro Una gioventù sessualmente liberata (o quasi) racchiudono alcune sue riflessioni che abbiamo ripercorso nel nostro dialogo a Soul, in onda sabato 8 aprile alle 12.20 e alle 20.45 su Tv2000.
Quello che mi interessa è scoprire la persona umana e la sessualità è una formidabile porta di accesso per capire chi sono la donna e l’uomo, quali sono i rapporti…La sessualità oggi è stata ridotta al suo aspetto genitale e meccanico. Invece, riguarda tutte le dimensioni della persona, interroga il corpo ma anche le emozioni e lo spirito. Educazione sessuale non significa educazione all’igiene o un corso per spiegare i rischi e le precauzioni, questa sarebbe una risposta cattiva ad un vero bisogno. Quando si hanno 12-13 anni le domande centrali della vita sono: “Cosa vuol dire essere uomo? Cosa vuol dire essere donna? Cos’è la gioia? Cos’è l’amore?” : domande esistenziali a cui gli adolescenti vogliono risposte totali.
Una cosa è conformarsi alle norme, fare ciò che ci viene detto di fare, altra cosa invece, è scegliere una via perché ci sembra buona e giusta. Solo in questo caso siamo totalmente liberi, perché integriamo la norma, le diamo un senso per noi. Oggi il problema è che siamo passati da una norma in cui ci si diceva “non bisogna avere rapporti sessuali prima del matrimonio” ad un’altra norma per cui bisogna avere tanti rapporti prima di sposarsi, per essere considerati “normali”. Rimane un legame ancora infantile con la norma, non riflettiamo se porta alla felicità, e quindi non siamo liberi. La libertà sessuale invece richiede prima di tutto essere liberi nella vita, da tutto ciò che ci ostacola, che ci impedisce di amare ed essere amati. Abbiamo molte cose della nostra infanzia e nella nostra storia personale che ci creano paure, angosce e sensi di colpa che ci impediscono di vivere questo amore. Essere liberi non vuol dire fare ciò che si vuole, quando si vuole e con chi si vuole, ma significa essere capaci di scegliere quello che mi sembra buono. Per questo ci vuole uno sviluppo della propria personalità, costruire la fiducia in sé, per essere un adulto che sceglie la propria vita. Dobbiamo incoraggiare gli adolescenti a fare questo.
L’iper-sessualizzazione precoce, la dipendenza dei giovani alla pornografia, è il risultato di questa falsa libertà sessuale. Gli adulti devono capire che lo sviluppo della pornografia è una nuova problematica nelle nostre società occidentali: l’esplosione di questa industria ha cambiato il nostro rapporto con la sessualità e d è un fenomeno che va assolutamente regolato anche da un punto di vista giuridico. Fino ad oggi non si è fatto molto perché si è pensato che consumare tutto ciò che si vuole fosse frutto di una grande libertà. Le cose oggi non stanno così: i bambini che guardano la pornografia non lo fanno per vedere dal buco della serratura cosa fanno i loro genitori, ma gli si impone sin da piccolissimi queste immagini e gli si impone di desiderarle vedere. Non è il frutto della libertà, ma di un condizionamento che avviene sempre prima.
Siamo passati dal dovere della procreazione al dovere del godimento. Oggi quando si chiede ai giovani perché hanno un rapporto sessuale, rispondono per il “piacere”: il godimento è diventato un dovere, bisogna godere. Questo crea anche delle angosce, come l’ansia da prestazione, e soprattutto trasforma l’uomo e la donna in strumenti di questo piacere: non si rispetta più la relazione, l’altro diventa oggetto di godimento, con una vera violazione della dignità della persona umana.
Ma il desiderio profondo nel cuore degli uomini e delle donne, da quando sono bambini, è amare ed essere amati. Questo desiderio di amore rimane malgrado tutti i cambiamenti della società.
È possibile amare per sempre, ma non bisogna ridurre la persona all’idea che abbiamo di lei, che è sempre oltre e di più di quello che abbiamo immaginato. Per riuscire ad amare per sempre bisogna uscire dall’idea che abbiamo dell’altro e andare verso l’altro: l’incontro è per sempre e l’amore può durare. Questo è quello a cui i ragazzi aspirano profondamente e ci credono perché è quello che desiderano per loro stessi. Quali sono gli strumenti che adotto nella mia vita per essere capace di vivere il profondo desiderio di amare per sempre? È difficile, perché non siamo preparati ad amare per sempre, è complicato farlo nella nostra società che spinge sin da giovani a vivere il rapporto di amore nel consumo, come quando si va ad un fast food, … Il vero ribelle oggi è quello che non avrà un compagno presto, ma chi si sposerà ed avrà figli: è questa la vera ribellione oggi.
Una volta capito chi siamo e che possiamo essere amati, possiamo amare gli altri. Non si può fare né a 10 anni o a 14. Forse si incomincia a 18, ma c’è un momento per costruirsi e un momento per entrare in rapporto privilegiato con gli altri. Contribuisco alla libertà soltanto se ho gli strumenti per diventare un adulto libero. Nella nostra società abbiamo il culto della gioventù e siamo affascinati dall’adolescenza perché lo consideriamo il momento della massima libertà, ma l’adolescente non è libero. L’adulto lo è perché si conosce e può entrare in un rapporto libero con l’altro.
Sono femminista perché impiego tutti i miei sforzi e le mie energie per valorizzare quello che devono vivere le donne: è importante che trovino il loro posto nella società. Critico, però, il femminismo dominante in questi ultimi anni: non è vero femminismo perché si è costruito nella valorizzazione di un modello maschile e si chiede alle donne di conformarsi ad esso. Bisogna chiedersi come assumere il proprio ruolo nella società come donne perché questo femminismo si rivolta contro le donne stesse: dobbiamo fare un grosso lavoro e cambiarlo. Nella lotta degli anni 70 dominava lo slogan che diceva “il mio corpo mi appartiene”, ma così si trasforma il corpo in un oggetto: io non sono il mio corpo, non è qualcosa con cui posso fare ciò che voglio, non è legittimo poterlo affittare per la gravidanza di un’altra persona. Questo slogan si rivolta contro la donna perché posso appropriarmi del suo corpo e sfruttarlo.
Dobbiamo sviluppare un femminismo inclusivo, includendo gli uomini nel nostro processo di cambiamento della società. Se ci opponiamo a loro o se ci sviluppiamo indipendentemente da loro, non ci potranno seguire. Il rischio è che diventeranno il maritino perfetto o l’uomo duro e rude, ma non saranno in grado di affrontare una donna.
Non mi importano le critiche, va benissimo che mi considerino “neopuritana”. Come giovane, mi chiedo soltanto se la pillola sia veramente una buona risposta alle mie domande. Sono molto critica sulla anti-concezione ormonale, perché questa modifica il corpo delle donne dal di dentro. Invece di capire, conoscere e gestire il corpo lo si modifica e si instaura un ordine nuovo, che non rispetta ad esempio le diverse fasi del desiderio di una donna.
Io ho seguito solo i metodi naturali. Oggi ci sono mezzi molto efficaci per riuscire a controllare la fecondità, la conoscenza si è approfondita e non significa fare quello che facevano le nostre nonne. La ricerca deve essere volta verso metodi che consentano di capire veramente quando avviene l’ovulazione, affinché si possa capire al meglio questo aspetto della vita. La contraccezione ormonale e la pubblicità che è stata fatta ha nascosto la trasmissione e lo sviluppo di questo tipo di conoscenza.
Il corpo non è qualcosa di esteriore, attraverso di esso riesco a stabilire un rapporto con l’altro: c’è un’unità del corpo con le mie emozioni, il mio spirito e il mio cuore. Non si può dissociare, il corpo è unito. Noi adulti dovremmo accompagnare i giovani perché imparino ad amare il loro corpo. Questo avviene quando lo si conosce. I metodi naturali, per esempio, presuppongono una buona conoscenza di cosa sia il corpo e di cosa vivo dentro. Questo mi permette di capire che il corpo è magnifico, bellissimo e funziona perfettamente. Insegno spesso ad amare il proprio corpo: se non amo ciò che sono come uomo o donna, non sarò mai capace di avere rapporti sessuali e di amore belli. Se sono complessata non sarò libera nella mia sessualità. Il momento in cui affrontare questi complessi è l’adolescenza, noi adulti dovremmo accompagnarli perché possano amare liberamente
C’è differenza tra efficacia pratica e teorica: ci viene detto che la pillola contraccettiva sia molto efficace. In Francia, però, ci sono ancora 230mila aborti all’anno. Tra questi, molte donne che usavano mezzi contraccettivi: agli effetti la pillola non sembra molto efficace . Ho sentito dire da femministe che questi 230mila aborti non sono così importanti e che queste cifre dimostrano soltanto che le donne hanno i loro diritti. Questo numero invece è un dramma, dobbiamo fare il possibile per evitarlo, per la società e le donne: l’aborto non è mai qualcosa che si vuole. Cerchiamo di trovare un altro modo per portare avanti l’educazione affettiva sessuale, per aiutare a gestire la propria fecondità.
Vengo da una famiglia cattolica, sono stata iniziata alla morale della Chiesa, ma quando ero adolescente ho perso la fede e Dio non era più un’evidenza. Mi sono chiesta se dovessi continuare a vivere ancora quello che proponeva la Chiesa, anche se non credevo: ho ri-visto il messaggio della Chiesa e mi sono chiesta se avesse un senso per me e per chi non ha fede. Ho trovato che ha senso perché risponde alle nostre aspirazioni più profonde: è un cammino di gioia.
La comunità cattolica è stata molto accogliente riguardo al mio lavoro e al mio libro perché vedono che sono una giovane donna, sposata e con dei figli e una sessuologa che parla di amore e sessualità. Una cosa diversa rispetto a quello che può fare un sacerdote. È importante adottare altri modelli per poter raggiungere gli uomini e le donne di oggi nella loro realtà profonda, bisogna fare uno sforzo di comunicazione e di trasmissione del messaggio.
Oggi, il desiderio si crea nel desiderio altrui: noi desideriamo ciò che altri ci dicono che dobbiamo desiderare. Pensiamo che sia il frutto della nostra libertà, di essere autonomi nell’espressione dei nostri desideri, ma non è vero perché siamo influenzati dalla società che ci dice cosa sia desiderabile, buono e giusto. Dobbiamo capire il meccanismo del desiderio per ritrovare una certa libertà o quantomeno per non auto-proclamarsi “esseri liberi”. Bisogna dire che siamo “quasi” liberi: crediamo nella nostra autonomia ma non siamo così autonomi, siamo molto influenzati. Nella sessualità siamo molto influenzati dall’industria pornografica che ci viene a dire che cos’è desiderabile, cosa bisogna fare o meno.
A cura di Giuliano Cattabriga
7 Aprile 2017