Marco Voleri, tenore di successo. La forza della sua voce contro la debolezza della malattia.
Marco Voleri è un tenore di successo. Pisano, ma livornese di adozione, ha studiato al conservatorio di Milano, mentre a Modena ha studiato con una maestra d’eccezione: Mirella Freni. Ha ottenuto decine di ruoli importanti, centinaia di concerti in giro per il mondo. Ambasciatore di quell’Italia che è anche il ‘bel canto’.
“La voglia di approcciarmi all’opera è scattata con una sana dose di follia. Inizialmente non ero interessato, perché non la conoscevo. L’ho amata ascoltandola, nel momento in cui ho sentito che c’era anima, tanta anima, in quello che l’opera lirica mi dava, e così ho deciso di sposarla”.
Spesso siamo chiusi a mondi che non vogliamo esplorare e che ci sembrano distanti. L’opera non è un tempio isolato per pochi eletti…Sono entrato in conservatorio tardissimo, a venticinque anni. . E’ un mondo in un certo senso darwiniano, sopravvive il più forte. Ma questa impostazione si sposa bene con il mio carattere, sono piuttosto competitivo”.
“Ho fatto sicuramente molte cose importanti, ho cantato al Teatro La Fenice, al Teatro alla Scala, in Corea del Sud, in Cina, non ho mai ricoperto ruoli primari, perché poi ho avuto un altro grande accadimento”.
Nel 2006 infatti si manifestano i primi sintomi di una malattia che viene diagnosticata solo tre anni più tardi: la sclerosi multipla. Questa malattia comparse l’anno successivo al mio diploma al conservatorio, quando cominciavo ad esplorare il mondo della lirica, a viaggiare, a cantare, a spenderci tempo, forza e passione. Ho passato diverse fasi: la fase in cui non sapevo cosa avessi, cercavo di prenderla con leggerezza, anche se la situazione era molto complicata, e ho seguito diverse terapie. Lo spirito aiuta, ma è una maschera. Per anni ho fatto ‘finta di essere sano’, come il titolo della canzone di Gaber. Ma quando mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla, è cambiato tutto. Quello è stato il momento più difficile e di conseguenza ho dovuto fare delle scelte: non cantare più o cantare ruoli piccoli, per non stancarmi troppo? Ho scelto di cantare ruoli minori, ma ad alto livello. Ci sto provando. Nel 2008 ho debuttato come solista alla Scala e alla Fenice, nessuno sapeva della mia malattia”.
Incontra l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e incontra l’interesse per i diritti dei malati e il mondo della ricerca, la possibilità di far socializzare i malati tra loro e soprattutto incontra Giulia, anche lei affetta dalla stessa malattia. Prima però fa la conoscenza di una personalità che sarà per lui essenziale: Arnoldo Mosca Mondadori.
“L’ho incontrato per caso, gli ho raccontato la mia storia e lui mi ha proposto di presentarla ad un pubblico più vasto, per dare speranza ad altre persone. Poco tempo dopo è uscito ‘Sintomi di felicità'”.
‘Sintomi di felicità’ è ora anche il nome di un’associazione, che si occupa di sensibilizzazione sul tema della sclerosi multipla.
“La cosa paradossale di tutta questa storia è che in fin dei conti la qualità della mia vita è cambiata in meglio, non in peggio. Nel libro ho riversato tutta la paura e la rabbia di una diagnosi importante, oltre a tutto ciò che avevo tenuto dentro negli anni precedenti, condividendolo con persone che hanno un percorso simile al mio”.
Poi incontra Giulia. “Giulia è una pallavolista, anche lei è affetta da sclerosi multipla, e ora gioca nella Nazionale Italiana di Sitting volley, una disciplina paraolimpica. L’ho conosciuta a un convegno dove io ero ospite, mentre lei era con l’associazione di Livorno”.
Si sposano molto in fretta e hanno un bambino, Andrea, di quasi due anni. Andrea è nato il 21 giugno 2015, proprio mentre Marco cantava l’Ave Maria di Vavilov a Papa Francesco, in visita a Torino.. “Il rettore maggiore dei salesiani, Angel Fernandez, mi ha portato dal Papa appena ho ricevuto la notizia della nascita di mio figlio, e lui mi ha dato la sua benedizione”.
Sua moglie Giulia scrive: “La nostra debolezza messa insieme ha generato una forza particolare. Abbiamo lasciato da parte i dubbi e abbiamo scelto la voglia di vita”. “E’ un po’ quello che è stato il mio approccio nei suoi confronti: meno per meno fa più, non meno. Condividiamo la malattia, ci capiamo meglio. In questa malattia la forza la fa da padrone. Siamo come delle batterie che si scaricano in fretta. Quindi la gestione di un figlio, della vita, del lavoro è più complicata, ma Andrea è il risultato del coraggio e dell’amore per la vita”.
Marco dopo aver pubblicato ‘Sintomi di felicità’, scrive un secondo libro: ‘Senza di te il treno non parte’, un romanzo. “Con il primo libro ho scoperto la passione per la scrittura, che è una forma di espressione per me importante quanto il canto”. I ‘sintomi’ di felicità sono ripercorsi a ritroso, come se si immaginasse di ripercorrere la vita da un momento, che potrebbe essere quello finale, all’indietro, rivivendoli tutti da spettatore, ma imparando anche ad assaporare, a gustare, tutti gli attimi che solitamente si perdono.
“La felicità è trovare la chiave giusta per apprezzare la vita. E’ trovare il momento giusto per fare le cose e per viverle. ‘Senza di te il treno non parte’ è un inno alle occasioni perse, ai momenti sprecati. E’ la differenza tra sopravvivere e vivere.
La malattia ha cambiato il mio desiderio di felicità. Grazie alla malattia mi sono reso conto di molte cose che avrei dato per scontate. La malattia mi è servita per apprezzare certi aspetti della vita cui prima non davo peso”.
Tra poco Marco partirà per un tour dedicato alla musica sacra. “Credo che ogni compositore arrivi a un certo punto della propria vita in cui capisce l’importanza di scrivere qualcosa di sacro, soprattutto un’Ave Maria. Non è solo virtuosismo. Una motivazione si può ritrovare nella volontà di dare importanza a questo tipo di repertorio, a prescindere dalla fede. L’arte e la ricerca di Dio sono collegati, perché la musica è anima. La musica non è qualcosa che si tocca con mano, un po’ come la fede. Ce l’hai, ma non la tocchi”.
“Sono un uomo di fede, ma mi sono parecchio arrabbiato con Dio. Le domande ovviamente sono: ‘Perchè? Perchè a me?’. Però, come dico sempre, ci si arrabbia con le persone a cui teniamo“.
Qualche volta però è difficile ascoltare le risposte, restano sospese. Dio si fa vedere attraverso dei testimoni, che fanno sentire la sua presenza. Ho trovato la mia strada, sia riguardo alla fede sia riguardo alla volontà di sentirmi utile, con il ‘Sintomi di felicità Tour’, lo scopo è quello di sensibilizzare sul tema della sclerosi multipla. Quest’anno il tema è la disabilità a 360 gradi. In questo tour coinvolgiamo grandi artisti, persone affette da sclerosi multipla e persone disabili, mettiamo insieme associazioni di volontariato e facciamo concerti di alto livello, tanti miei colleghi di prim’ordine si prestano a partecipare. Io ho trovato in quest’attività una mission, un percorso, un indirizzo, un qualcosa che posso fare di concreto per gli altri. E’ anche un sostegno importante per la ricerca, che negli ultimi anni ha fatto dei balzi in avanti importantissimi. Una persona intelligente che ha un dono, deve metterlo a disposizione. “Sento la responsabilità del dono che ho ricevuto. Sono molto severo con me stesso”.
20 Aprile 2017