È proprio vero che l’arte commuove: il maestro Marcos Vinicius
Come si educa un talento? “Non è una cosa necessaria il talento, ma occorre disciplina e prima ancora la volontà di avere disciplina”, è così che Marcos Vinicius, il più grande chitarrista classico al mondo, ci insegna che “il successo è una via, e non una destinazione”. Una passione, quella per la chitarra classica, nata in tenera età e che non lo ha più abbandonato, un segno probabilmente arrivato nel momento in cui sentiva maggiormente la mancanza di suo padre, venuto a mancare poco tempo prima. La costanza e l’impegno lo portano giovanissimo al prestigioso concorso internazionale “Villa Lobos” da cui ne esce vincitore, e in seguito, come miglior allievo di Oscar Ghiglia presso l’Accademia Chigiana di Siena, inizia ben presto la sua carriera internazionale fatta di successi. È il Presidente dell’Accademia di Chitarra Classica, Consulente Artistico della prestigiosa Accademia Barocca di Xi’An (Cina) e, in passato, Dir. Art. dei Corsi e docente nell’Accad. Int.le di Musica e Arti di Roma, invitato a rappresentare con la sua Arte il Brasile a EXPO 2015 ed è stato testimonial ONU per la FAO. Una vita spesa per la musica che lo ha portato inoltre a comporre un’“Ave Maria” per coro misto, brano rappresentativo scelto all’ interno del Festival Int.le di Cori in Brasile, quest’anno dedicato proprio ai tre più importanti Centenari Mariani. I suoi concerti a sostegno dei diritti umani nel mondo gli hanno valso il premio “Dono dell’Umanità” e il Premio Padre Pio. Una necessità, come lui afferma, quella di sostenere concerti di beneficenza, per poter offrire ai bambini e alle persone che hanno più bisogno un sostentamento, e questa è “una forma di ringraziamento per ringraziare Dio del dono che ho ricevuto”.
Ricorda così il Maestro il momento in cui vide per la prima volta quello strumento che da giovanissimo gli rapì il cuore: “Un giorno mia madre mi trovò davanti a un negozio che non vendeva nulla di musica, ma mangiare per gli uccellini, fagioli, vendeva di tutto, però c’era una chitarra appesa. Mi sono trovato davanti a questa chitarra che non mi muovevo. Io avevo perso da poco il mio papà e mia madre, con tutto il suo amore, penso abbia percepito in quel momento cosa dovevo fare, e mi ha comprato la chitarra”.
Inizia così, strimpellando, quella che poi sarà una carriera sfavillante. Ma come ha potuto un bambino imbracciare la chitarra e iniziare a suonare da solo? “Sai quando si dice strimpellare? A un certo punto inizi a strimpellare un po’ giusto. Ma in realtà una persona che mi ha visto cercare di fare delle note con questa chitarra, è venuto a casa mia…e guarda caso era il fratello della nostra domestica e mi disse “se vuoi ti posso insegnare qualcosa” e ho cominciato. Dopo la terza lezione lui mi disse “guarda, non ho più nulla da insegnarti”, perché quello che lui mi insegnava io lo iniziavo subito a studiare. E studiavo, studiavo perché la volta dopo volevo fare ancora meglio”.
Ma cos’è il successo per l’artista ma anche per l’uomo? “Come artista provo molta gioia per quello che faccio, sono l’unico brasiliano a rappresentare, a dare da mangiare alle persone. Ma poi c’è l’altra parte che dice “ehi, questo è il tuo compito!”. Però l’ego si alimenta di questo e può prendere il sopravvento e rovinarti. Ma devi avere cura per l’uomo”.
E tra tutti i riconoscimenti umani e artistici, qual è quello che più lo ha riempito di gioia? “Il Premio Padre Pio. È un premio molto importante per me, e lì non c’entra l’artista ma l’uomo. Ho ricevuto tanti altri premi come artista ma, soprattutto quelli che ricevo che hanno un carattere più umano contano molto di più per me, perché sono quelli che porterò con me e che mi daranno la condizione per camminare. Essere un operaio dell’arte è facilissimo, ma essere un artista è tutta un’altra cosa. C’è sempre quel conflitto, perché la musica può diventare anche un rapporto di amore e odio. Nella musica bisogna evitare quell’immediatezza nelle decisioni, e bisogna evitare anche l’immediatezza nelle decisioni che ti vengono incontro”.
Un virtuoso Vinicius che pone anche una separazione tra “virtuoso” e “virtuosismo”: “A volte ci sono dei brani che sono talmente semplici che diventano di una difficoltà enorme da suonare, perché il virtuosismo si pensa sia velocità. Il dinamismo è velocità. Però io se sono in casa da sei ore e sto studiando sono dinamico. Ma a volte tirare fuori dei suoni e delle note particolari, possono riflettere esattamente quello che senti…rispettare il compositore e donare a chi ti sta guardando, è di una difficoltà estrema. A volte suonare note molto veloci è molto più semplice. Ma fare la musica affinché possa arrivarti è tutta un’altra cosa”.
16 Dicembre 2017