Dalla Finanza a Dio, nella sua gioia in ogni situazione
È lo scrittore americano più letto, in America, naturalmente. Strano che nessuno qui lo conosca. Perché spopola su Fox news e NBC, sul New York Times e sul Time.Scrive libri di spiritualità, ed è un gesuita, sarà per quello.In più, James Martin è il consulente principe del nuovo film di Martin Scorsese, Silence, un’opera già definita capolavoro sulle persecuzioni dei missionari gesuiti in Giappone nel XVII secolo. A chi interessano? Magari a chi distrattamente evita di guardare alle persecuzioni di oggi, in un’Asia più vicina. E’ passato dagli studi di Business a un lavoro a manager alla General Electrics, agli studi di teologia. James Martin è ospite a Soul, in onda su TV2000 Domenica 11 dicembre alle 12.20 e alle 20.30
“Ho ancora amici che lavorano alla General Electric dove lavoravo, il business sarà una vocazione per tante persone, ma non per me. C’è un detto in America “I was a square peg in a round hole” che si può tradurre così “Chi nasce quadrato non muore tondo”… Ho impiegato tempo per capirle cosa davvero volessi fare nella vita.”
Una sera torna a casa, era stata una giornata molto faticosa, e accende la TV: c’era un documentario su Thomas Merton. Scrittore, monaco.
“Non avevo idea di chi fosse, ma ascoltando la sua storia, la sua entrata in monastero e vedendo l’immagine e la bellezza del monastero, vidi il contrasto forte con la mia vita: era così chiusa e infelice, non ne capivo lo scopo, mentre lui sembrava avere uno scopo nella vita. Non sapevo niente né di trappisti o gesuiti né di ordini religiosi, ma guardando il suo volto mi sono detto che volevo avere quello che lui ha”.
Uno dei suoi titoli di successo è Searching for God at Ground Zero: cercare Dio a Ground Zero. Sembra una provocazione.
“Stavo lavorando a New York l’11 settembre e nel giro di pochi giorni sono finito lì a Ground Zero per fare il mio ministero coi lavoratori coinvolti. Molti hanno vissuto questa esperienza come un cosa molto negativa, invece io l’ho vissuta con la presenza dello Spirito Santo, è diventato un luogo di unità e pace, in un certo senso era come il Golgota, con una crocifissione e poi una nuova vita che rinasce.”
Un altro suo titolo è La mia vita con i santi. Chi sono? Sono nostri compagni di strada o stanno tra le nuvole?
“Essere Santi vuol dire essere sé stessi. Dio ci ha creato come individui unici: io e te possiamo essere santi, ma in modo diverso. Basta guardare a Teresa di Lisieux, Giovanni XXXIII o san Pietro, tutti diversi ma santi a proprio modo. Oppure guardiamo ai Papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, due persone sante davanti alla stessa scelta: erano malati e dovevano abbandonare il pontificato. Il primo ha scelto di rimanere fino alla fine perché non poteva rinunciare alla sua paternità, mentre Benedetto ha scelto di rinunciare perché non riusciva a portare avanti il suo compito. Due risposte diverse, ma sempre sante. Madre Teresa quando le persone le venivano a dire che volevano essere come lei, rispondeva che ciascuno doveva trovare la sua “Calcutta” dove diventare santi ed essere sé stessi. L’eroico deve diventare quotidiano.“
Martin si è speso molto prendendo posizione nella campagna presidenziale americana, contro ogni proposta di muri e contrapposizione violenta. Quale il ruolo dei cattolici nell’era Trump? Riconciliazione o contrapposizione?
“Devono esserci entrambe le cose, dobbiamo lavorare per la riconciliazione perché gli Stati Uniti si sono rivelati un paese molto diviso, il linguaggio era molto difficile e un po’ velenoso. Allo stesso tempo dobbiamo essere molto chiari sulle possibili politiche che verranno, per esempio per quanto riguarda i rifugiati e i migranti o l’aiuto ai poveri: la Chiesa deve avere una posizione e una voce chiara rispetto all’amministrazione Trump. La Chiesa è in una posizione difficile ora. Dico sempre che Gesù ha detto che “tutti devono essere uno” ma anche “ sono venuto a portare la divisione” Bisogna capire quando parlare di riconciliazione e quando di divisione, dobbiamo capire quand’è il momento giusto per l’una e per l’altra cosa.”
L’America era cambiata e i media non se ne erano accorti
“I media hanno capito che Hillary Clinton ha avuto più voti popolari rispetto a Trump. Poi certo non è che Hilary Clinton fosse di per sé il bene e Trump il male. Non c’era il candidato perfetto. Quello che è successo è che non hanno capito la rabbia su cui Trump ha puntato, scatenando la xenofobia per questioni economiche. Purtroppo ci sono persone negli Stati uniti su cui questo fa presa e lui ha lavorato sulle loro paure. Mi rattrista molto, alcune delle cose che ha detto sulle donne, sui migranti e sugli afroamericani sono molto difficili da sentire. Spero che Trump entrando nel suo ufficio diventi più presidenziale, ma abbiamo un’espressione comune in America “What you see is what you get” (“quello che vedi è quello che è” ).”
Avrete più lavoro da fare voi gesuiti come educatori e compagni di strada degli uomini.
“In particolare dobbiamo stare dalla parte dei poveri. Papa Francesco dice che dobbiamo andare ai margini, alle periferie a lavorare per i poveri, che nell’era Trump rischiano di essere ignorati completamente. D’altra parte neppure Hillary aveva parlato dei poveri e coi poveri. I Gesuiti devono ricordare i poveri negli USA ma anche nel resto del mondo“
Dicono che lei sia spiritoso e ami molto le barzellette. Dio è ironico?
“Dio ha senso del’umorismo, lo spiego nel libro Tra paradiso e Gioia (Between Heaven and Mirth). Gesù raccontava storie e parabole che divertivano le persone. Quello che è successo è che il Vangelo si è concentrato su una sola settimana di vita di Gesù che è la passione, ma dimentichiamo che lui era l’uomo della Gioia. La passione e la sofferenza sono cose importanti, ma ci siamo dimenticati dell’altra parte della sua vita in cui recuperare questa dimensione gioiosa. E non dimentichiamo i santi, ispirati da Dio, che hanno sempre usato il divertimento e il sorriso per parlare alla gente.”
Lei si è speso molto anche su una questione spinosa e divisiva, ovvero l’accoglienza da parte dei cattolici delle persone omosessuali. Semplicemente ricordando il catechismo della Chiesa cattolica.
“Penso che la Chiesa Cattolica debba andare incontro alle persone omosessuali. In Usa non ci sono più gruppi emarginati nella Chiesa, anche le donne omosessuali oggi se ne sentono parte. In tutte le diocesi ci sono programmi di accoglienza e non si usa più la parola “gay”. Gesù ha fatto così, andava alle periferie a cercare tutti, e chiunque è battezzato deve ricevere un messaggio di benvenuto nella Chiesa, come ricorda sempre Papa Francesco.”
Nell’indifferenza di un Occidente che provoca le guerre e poi si dimentica dei popoli, Silence di Martin Scorse è un atto di coraggio. Riprendere un libro celebre del grande scrittore cattolico Shūsaku Endō è un segno di contraddizione, uno scandalo. Scorsese ha letto questo libro nell’89 e ne è rimasto profondamente colpito. Il cuore del romanzo è la domanda di quale sia la cosa giusta da fare nella vita. È la mia domanda, la nostra domanda e la sua, quella di un uomo da sempre interrogato sulla fede.
“Ci sono voluti trent’anni per fare questo film, tanto che aveva pensato ad attori protagonisti diversi, da Daniel Day Lewis, a Benicio del Toro, a Johnny Deep e tutti questi sono invecchiati troppo… È il suo film capolavoro perché è fede profonda e non falsa spiritualità. Mi ha invitato a guardare le sceneggiature e ad aiutarlo e nella scelta degli attori, e gli attori che hanno lavorato a quest’opera han detto poi che per sei mesi hanno fatto gli esercizi spirituali… “
La materia di cui tratta il film è storia. Ci sono testimonianze scritte dei missionari gesuiti che la tramandano fino a noi?
“Ci sono lettere dei Gesuiti che descrivono quello che è successo, erano portoghesi che scrivevano ai loro superiori. La storia infatti tratta di un gesuita che andando in Giappone ha dovuto rinunciare alla sua fede e un suo confratello lo va a cercare per capire, per riportarlo in seno alla Chiesa. C’è un conflitto interiore, una domanda, non è semplice cronaca.”
Un film su persecuzioni antiche che rimanda a quelle odierne, così trascurate.
“In effetti non so perché i media non ne parlano. Si parla di guerre e persone uccise, ma non perché sono cristiane. Negli Stati Uniti il film Silence viene visto come un film sulla scelta spirituale di un individuo. È presente il messaggio delle persecuzioni ma solo come sottofondo, come approfondimento, ma purtroppo In America c’è molta indifferenza sulla questione delle persecuzione dei cristiani. C’è una totale ignoranza delle cose spirituali, i media non capiscono come definirle e sono più interessati alle vicende politiche o sportive o al gossip. Temi come le persecuzioni cristiane mettono a disagio, e la secolarizzazione minimizza questo tipo di eventi. Eppure, anche di fronte al male più grande, in un tempo in cui è difficile portare avanti la speranza, no sarei un gesuita se non credessi nella resurrezione. Se anche abbiamo un crocifisso appeso sulla nostra parete, il suo messaggio non è un Dio morto, ma risorto.”
James Martin è ospite a Soul, in onda su TV2000 Domenica 11 dicembre alle 12.20 e alle 20.30
A Cura di Giuliano Cattabriga
9 Dicembre 2016