Fare bene quello che si sta facendo per trovare Dio
Arturo Sosa Abascal, superiore generale della Compagnia di Gesù. Nato a Caracas, nel 49, figlio di un banchiere, economista e ministro delle finanze. Laureato in filosofia e scienze politiche ha dedicato molti anni all’insegnamento e alle ricerche: è un punto di riferimento culturale e politico di un paese in ginocchio, per la crisi economica e per la violenza…
Non sono d’accordo, non è un paese in ginocchio. È una situazione difficile, ma la gente è in piedi, opera, fa tante cose, viene stimolata la creatività e questo non viene captato dai media. Il grosso problema del Venezuela è che 100 anni fa il petrolio ha sostituito l’agricoltura, l’industria, come fonte di ricchezza. Ci siamo convinti che aver sotto terra il petrolio significasse di per sé ricchezza e non valesse la pena avere un’economia produttiva. La ricchezza non viene dalle risorse naturali ma dalle risorse umane che le trasformano e creano lavoro, relazione. Con un dato in più, che spesso non si capisce. I ricavi maggiori del paese sono le rendite petrolifere, e lo Stato se le prende tutte, e poi le distribuisce. E’ cambiata così la relazione tra stato e società: non è lo stato che dipende dalla società, ma il contrario, e questo non è bene
Francesco è Gesuita non solo di nome
Il papa è gesuita non solo di nome, ma nel suo modo di esprimersi. Quante volte avete ascoltato il termine discernimento? Poi è latinoamericano, basta sentire come predica, il suo approccio alla gente, al vangelo. E’ quel che si è generato in sud America dopo il Concilio. Noi abbiamo la Compagnia come madre e il Concilio come padre, siamo figli di questi due genitori.
L’educazione cristiana
Penso che oggi l’educazione cristiana sia più profonda. Quando il cristianesimo è più ambientale, culturale, sembra sia maggiore l’influsso della scuola cattolica. Oggi mi sembra sia una scelta molto più libera della persona. Un tempo era un’abitudine, un distintivo sociale, oggi è una proposta e chi vuol seguirla la segue. Credo che oggi questa proposta arrivi a una platea molto più larga di prima.
Carità e Cultura due gambe per il mondo
La prima gamba è la fede che diventa carità, la fede senza azioni non vale, le azioni della fede sono la carità. Ma le gambe sono due e per poter camminare bene devono essere pari, sennò si zoppica. Puoi zoppicare per la parte spirituale, quando non hai esperienza di Dio profonda, una fede che ti spinga alla carità. Ecco il lavoro dell’altra gamba, quella intellettuale: conoscere, pensare, approfondire, andare di là di quello che si pensa e si sa
La missione dei Gesuiti
Mi sembra che oggi più che mai la Compagnia si senta missionaria dappertutto, perché si sente che ha questa sfida così grande di poter incarnarsi in ogni cultura, in un modo rispettoso. È una delle grandi sfide dell’evangelizzazione: per diventare seguace e discepolo di Gesù non bisogna rinunciare alla propria cultura. È un modo di con-vertire, di fare più umana, qualsiasi cultura. Questa è la tensione della missione della Chiesa per secoli, una missione non culturale ma evangelica: la mia cultura è la mia fede, ma io io devo dialogare con l’altro e lui deve scoprire questo seme del Vangelo attraverso di me, nella sua vita.
Mettere in discussione il Papa?
Sì, si deve, perché non è un imperatore, è anche una persona, un cristiano che guarda al Vangelo. La sfida per noi Gesuiti, per ogni cristiano e per il Papa è fare la volontà di Dio: dobbiamo cercare insieme questa volontà. Riconosciamo che i superiori, nella Compagnia, come struttura, e il Papa in particolare, hanno una parola da dire e un processo di discernimento che la origina. Così l’obbedienza della Compagnia non si capisce se non si capisce che è un discernimento fatto in comune con la parola finale che fa il Papa
Fare bene quello che si sta facendo per trovare Dio
Non si può fare tutto, bisogna scegliere: si impara col tempo e con l’età, bisogna avere chiaro quali siano le priorità, cosa non si fa e cosa invece si fa. Per esempio la preghiera si fa prendendo il tempo necessario come avviene per dormire o mangiare. Sembra una sfida e una tensione, anche nella vita della Compagnia è grande. Ci sono sempre cose da fare, da studiare, da pregare, un equilibrio instabile. Gli antichi Gesuiti dicevano “Agis quid agis“. “Fai quello che stai facendo”. Se stai pregando preghi, se fai lezione a scuola fai quella, concentrati in quello che fai. Se si devono fare tutt’e due le cose si fanno in tempi diversi perché l’energia umana è limitata e può esserci un inganno: io prego mentre faccio. Non è così: o si prega o non si prega. Se non si prega non si ha quel contatto assoluto con Dio necessario per la vita cristiana.
Arturo Sosa Abascal è ospite a Soul su Tv2000, domenica 29 gennaio alle 12.20 e alle 20.30
A cura di Giuliano Cattabriga
28 Gennaio 2017