Essere attori della vita nei ruoli che ti impone
“Ciao Mimì”. Cesare Bocci è un attore di grande professionalità e fama, volto noto della fiction tv e per tutti il compagno di Montalbano nelle vesti di Mimì Augello, il poliziotto sciupafemmine, spalla del commissario. Non si arrabbia se lo si riduce a questo ruolo, lui che ha fatto tanto cinema, teatro, televisione. Partito da un paesino nelle Marche, con l’idea di fare l’attore, comunque. E ha fatto tutta la gavetta in provincia, dove ha imparato l’umiltà e i tanti ruoli, è una bella persona, marito e padre, con una storia forte, di dolore e rinascita, da raccontare.
Ha scritto un libro, che ha commosso e stupito per la forza che esprime, Pesce d’aprile: perché tutto parte da un brutto scherzo alla vita di Daniela, sua moglie, proprio quando aveva appena dato alla luce la sua prima bambina. Un embolia, il coma, il nulla nel destino, secondo la medicina, e invece la faticosa, lenta, fragile ma reale resurrezione. Cesare parla col sorriso di questo amore potente che ha costruito l’impossibile, di come è riuscito a tenere insieme il lavoro e la cura della sua famiglia tanto ferita, con la fatica del tempo, di cure dispendiose, ma anche di amici che l’hanno sostenuto, aiutato. Del miracolo della sua salvezza, non della tragedia di quel giorno. Perché se Dio c’è, c’è nel miracolo, non nel male. Un cammino nella malattia e nel mondo scalcinato della sanità italiana, nonostante le sue eccellenze, un’esperienza messa a disposizione di tanti, perché un personaggio pubblico ha più voce…
Le radici mi hanno aiutato a tenere i piedi per terra. Mio padre mi ha insegnato a lavorare la terra, avevamo un terreno, nonostante la campagne si stessero spopolando per inseguire il sogno industriale. Lavorando la terra, la solidità ti viene dal fatto che tu non puoi decidere nulla, decide tutto la natura. Puoi lavorare, portare avanti il tuo sogno ma può svanire tutto il tuo lavoro se arriva la grandine o manca l’acqua. Però cosa devi fare? Continuare. Penso che questa impostazione mi abbia dato sicuramente la voglia di darmi da fare, senza fare troppi sogni. Progetti sì, ma non troppi sogni.
Quando dissi a mio padre che volevo fare l’attore mi rispose: va bene, ma come mangi? Io avevo fatto tanti lavori: L’imbianchino, il fabbro, attaccato i numeri civici alle porte. Sapevo come sopravvivere. Per questo ero libero di scegliere.
Gli eroi della giustizia ci sono, ma sono pochi. Quello che bisogna rappresentare in televisione, al cinema sono gli uomini. Gli uomini imperfetti che però rispettano determinati principi.
Sono profondamente cristiano, non prego da molto tempo, ma credo molto nel rispetto e nell’amore. Il principio fondamentale è applicare il rispetto in tutto. Ama il prossimo tuo come te stesso. Il rispetto.
Dio per me è tutto quello che ci circonda. La nostra vita, i nostri pensieri, la natura, i nostri sentimenti.
Cesare Bocci è ospite a Soul, sabato alle 12.20 e alle 20.45 su Tv2000
27 Gennaio 2017