Auschwitz-Birkenau, nella fabbrica della disumanità
Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi. Uno sguardo al cancello di Auschwitz, e subito risulta chiaro che oggi non è la giornata giusta per fare gli stupidi. L’impressione è che sarà una visita impegnativa, forse la prima cosa seria che faremo da quando abbiamo lasciato Roma. Ce ne rendiamo conto anche a colazione, quando, mangiando, parliamo di Primo Levi, degli ebrei e di quel talento nell’economia che fu la loro condanna a morte. Circondati dal filo spinato, edifici di mattoni e camere a gas. Accanto al palco delle impiccagioni, il laboratorio di Josef Mengele, i cui esprimenti inumani gli valsero il soprannome di angelo della morte. Ma i resti del campo di concentramento, raggiunto alle 13 dopo 2 ore di pullman, non rendono neanche l’idea di quello che avvenne al loro interno. Probabilmente perché molte prove del genocidio furono rimosse, e il forno fu fatto saltare in aria. Forse è meglio così. Il lager è questo: una pagina di storia nuda e cruda. Va accettata. Fine. Non ho voglia di descrivere l’atmosfera con parole poetiche, per rispetto alle persone che, molto poco poeticamente, lì dentro morirono. Non dirò che “il luogo era immerso in un silenzio desolante”, perché non è vero. Grazie spagnoli. Non dirò che è stata un’esperienza che mi ha scosso profondamente. Né che mi ha cambiato la vita per sempre. Perché non è vero. Posso solo dire, da ateo, che oggi ho un motivo in più per esserlo. Almeno non ho la presunzione di dire, di fronte agli orrori di Auschwitz-Birkenau, che un Dio buono si interessa a questo mondo.
Michele Dell’Aquila
Sette ragazzi, dai 16 ai 18 anni, inseriti in un gruppo diocesano italiano, partecipano alla Giornata Mondiale della Gioventù che si svolge dal 25 luglio a Cracovia.
I sette, muniti di smartphone attrezzati per le riprese, hanno il compito di raccontare la loro esperienza come “infiltrati” nel gruppo.
Sono impiegati come “narratori” della GMG e partecipano a tutti gli appuntamenti previsti dal grande evento ecclesiale, tra Cracovia, Czestochowa e Auschwitz.
#OhMyGod – Riflessione su Auschwitz