Martedì in seconda serata
Le prove di uno spettacolo del Cuore di Argante.

C’è qualcosa di ignoto a Noto. Una realtà che non ha ancora risuonato oltre lo Stretto ma che rappresenta un piccolo tesoro dell’umanità altrettanto ardito e virtuosistico come lo splendido barocco in cui è incastonato. Si chiama “Il Cuore di Argante” ed è una fucina che in 10 anni ha attratto duemila anime, attualmente coinvolge più di cento allievi dai 3 ai 99 anni di ogni estrazione sociale, in cui si sperimenta una feconda fusione fra arte e fede, si crea una febbrile alchimia fra onirico e pratico, insomma, si fa teatro. Un fare estremamente concreto perché in questa officina si praticano tutti i mestieri, dal retropalco al proscenio, dall’idea al suo debutto scenico. Prodotti 10 spettacoli in quattro anni con 133 repliche nell’ambito della programmazione del teatro ragazzi, migliaia gli spettatori e apprezzamenti all’unanimità dagli addetti ai lavori locali al punto tale che di recente la Fondazione Teatro Tina Di Lorenzo ha stipulato una convenzione affidando al Cuore di Argante la gestione del suo cartellone per i giovani.

Se ci fermassimo qui ci troveremmo di fronte a un innegabile lodevole modello di organizzazione produttiva. Ma per diventare uno scrigno prezioso per l’umanità la Cooperativa Sociale Argante è andata ben oltre la professionalità e l’efficienza; ha operato “spinte verticali”, come direbbe don Tonino Bello, o tradotto concretamente uno dei motti di Madre Teresa: “amore in azione”. La sua origine, infatti, è in quel “lab-oratorio”, nato nella parrocchia del Sacro Cuore nel 2006, in cui il trattino d’unione non è un refuso ma testimonia la sua vocazione a concepire l’arte come strumento di aggregazione e di elevazione spirituale. La battaglia di papa Francesco contro la “cultura dello scarto” è la spina dorsale di questa esperienza teatrale: «Lavoriamo per includere, per far germogliare i talenti e valorizzare le differenze – dichiara Giuseppe Spicuglia, il presidente della Cooperativa – per noi non esistono scarti, ci sono solo opportunità. I ragazzi non sono solo il futuro, sono soprattutto il presente. Non facciamo nulla di straordinario, alleniamo la capacità di porsi in ascolto perché il teatro nasce da questo».

Anche in questo caso risuonano le parole della santa di Calcutta: “fare cose ordinarie con amore straordinario”. Ma oggettivamente eccezionale è la pluralità di abilità subito evidenti in questa sorprendente realtà netina in cui si fabbricano sogni ma non si creano illusioni, si formano professionalità ad ampio spettro dalla fonica alla scenotecnica, alla sartoria, al trucco, si vedono giovani macchinisti muoversi a loro agio nella graticcia fra tagli, americane e mantegni. Su tutto questo aleggia uno spirito di sacrificio inteso, come sottolinea Chiara Spicuglia, sorella di Giuseppe e socio fondatore della Cooperativa Argante, nel suo senso etimologico di «rendere sacro ciò che viviamo». Responsabilità, condivisione, accoglienza, sono pertanto i valori fondanti del Cuore di Argante che rendono in alcuni casi il teatro, come il sonno per Macbeth, un “balsamo degli animi feriti, lavacro della fatica amara”. Così perlomeno lo hanno vissuto Damiano e Matteo che grazie all’arte di Dioniso hanno sconfitto la balbuzie e così lo vive anche Alba che, ancora adolescente, nel teatro trova la forza di superare le proprie chiusure e sofferenze familiari procurate da un padre assente e una madre gravemente malata da soccorrere durante le frequenti crisi epilettiche o da sopportare quando su di lei scarica dolore e frustrazione. Ed è struggente sentirla affermare con infinita dolcezza: «Mamma, io ci sarò sempre per te, non ti abbandono al di là di ogni tuo astio». Per Giusy Cappello poi, che per un’assurda fatalità ha perso di recente il padre Giuseppe, agente di polizia penitenziaria travolto da un fiume di fango, il teatro è catartico e le permette di vivere pienamente il suo dolore senza soccombere. Ma c’è anche chi a sua volta sostiene l’attività teatrale di questa cooperativa pur frequentando e mescolando polveri, sapori e saperi apparentemente estranei a quelli del palcoscenico. Si tratta dell’eccellenza dell’alta pasticceria italiana Corrado Assenza il quale non esita a fugare qualunque perplessità sulla distanza fra un gelato e una messinscena: «Non ci sono separazioni, come nella natura gli zuccheri convivono con i sali così l’immaginario teatrale può abitare la cucina di un pasticcere. D’altra parte non c’è nulla di più artigianale del teatro dove bisogna saper amalgamare ingredienti disparati per creare un prodotto dal sapore equilibrato e armonico. In entrambi questi ambiti l’importante è essere onesti e intraprendenti».

E lealtà, coraggio e solidarietà sono anche gli ingredienti basilari dell’opera musicale I tre moschettieri, l’ultimo lavoro del Cuore di Argante in scena il 5 e il 6 gennaio al Teatro Garibaldi di Modica. Energia e dedizione insomma sono il carburante di questa attività i cui fautori non cercano polvere di stelle ma sembrano incarnare l’obiettivo di un celebre verso di Emily Dickinson: “Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano”.

di Michele Sciancalepore, fonte Avvenire

 

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7 Gennaio 2020