Martedì in seconda serata
L’attore John Malkovich, in scena con “The music critic”, il 3 dicembre all’Arcimboldi.

«Prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere». Deve essersi ricordato di queste parole il violinista Aleksey Igudesman, ideatore del progetto e autore di The Music Critic, lo spettacolo-concerto che il 3 dicembre vedrà sul palco del Teatro Arcimboldi di Milano John Malkovich in un singolare, sarcastico e divertente viaggio musicale che raccoglie le critiche più cattive degli ultimi secoli sui brani immortali e indimenticabili dei compositori classici dell’Ottocento. L’iniziale citazione, infatti, tratta dal monologo di Anto Ego, il guru della critica gastronomica del celebre film d’animazione della Pixar, Ratatouille, sintetizza perfettamente lo spirito che anima questo evento che vede la star hollywoodiana dialogare e duellare con gli espressivi e coinvolgenti virtuosismi di una coppia di funamboli della musica classica quali sono per l’appunto Igudesman e la pianista Hyung-ki Joo insieme ad altri straordinari musicisti. «Le perverse mazurche del signor Chopin», la «massa di barbari accordi di Ludwig van Beethoven con la sua musica bizzarra e barocca sembra ospitare insieme colombe e coccodrilli», «La musica di Debussy possiede il fascino di una bella fanciulla tubercolosa», «Brahms è un bastardo senza talento», sono solo alcune delle stroncature della critica ottocentesca su quelli che oggi a ragion veduta riteniamo capolavori assoluti dell’arte musicale. A Malkovich l’ingrato ruolo di declamare tali fuorvianti invettive mentre Igudesman e i suoi colleghi musicisti dissentono e contrattaccano suonando ed esaltando proprio quelle sublimi note così improvvidamente sottovalutate e disprezzate.

L’effetto è sicuramente scioccante ed esilarante, ma Malkovich non vuole sentire parlare di accanimento contro l’operato della critica, tantomeno di una malcelata vendetta, anzi: «Ammiro l’operato dei critici – confessa John Malkovich – è un lavoro che non saprei proprio fare, così come non mi ci vedo in quello di regista. Molte critiche negative possiedono una sottile ironia e sono scritte davvero bene. E poi questo spettacolo ha diverse valenze positive perché invita chi non ha confidenza con la musica classica a entrare in quel mondo che affascina ed eleva. E inoltre è una buona lezione per noi artisti che dobbiamo essere consapevoli di poter essere criticati; voler essere universalmente amati e apprezzati è fuorviante e il messaggio alla fine è che qualunque cosa tu faccia, che sia un capolavoro o un’opera mediocre, ci sarà sempre qualcuno che ti criticherà e allora bisogna comunque andare avanti. Il teatro e l’arte in generale non sono zone franche immuni da critiche». A conferma di questa posizione molto saggia ed equilibrata nei confronti di chi dissente, sia pur aspramente, sulla propria creazione artistica c’è il gran finale dello spettacolo, denominato The Malkovich torment, in cui l’attore americano recita una terrificante recensione alla sua interpretazione in uno spettacolo teatrale, in tournée in Turchia, commentata da un pezzo musicale di Igudesman che sottolinea comicamente le parole, davvero sprezzanti e sferzanti al limite dell’accanimento, del critico in questione il quale arriva persino ad augurarsi che allo stesso Malkovich venga negato il visto per tornare nel paese turco. Ma dallo spettacolo non traspare alcuna acredine, bensì leggiadria e tanta ironia come evidenzia Igudesman che ci svela un momento della performance in cui si esplicita l’ilare risposta di un artista a una critica non proprio benevola: «Sono seduto nella stanza più piccola del mio appartamento, leggo la sua recensione negativa, ora è qui davanti a me, fra un istante sarà dietro di me».

Le reazioni private di John Malkovich ai giudizi ostili verso le sue performance sono altrettanto pacate: «Le recensioni negative non mi disturbano anche perché difficilmente le leggo. Ce ne sono troppe, se le leggessi tutte non lavorerei più. Mi interessano di più le critiche del regista del film in cui lavoro o dei miei colleghi. E poi ormai il critico più temibile è il pubblico stesso che può essere anche più crudele. Ormai la critica è democratica, tutti ovunque e comunque possono lasciare un commento, tutti esternano e pubblicano un’opinione. Allora quale è il ruolo dei critici al giorno d’oggi? Quello di non dover piacere, quello di essere abili ad esprimere molto chiaramente ciò che si è avvertito durante lo spettacolo al di là dell’effetto che ha avuto sulla gente. Non credo sia un lavoro facile quello del critico. Non vorrei mai scrivere una recensione su uno spettacolo o un concerto. Così come non mi piace fare la regia». A questo punto c’è da immaginare che il critico ideale per Malkovich sia proprio l’allampanato, lugubre, severo ma sincero Anton Ego di Ratatouille che, contraddicendo il proprio cognome, non metteva il proprio ego, la vanità e l’autoreferenzialità davanti all’artistica novità. E di certo The Music Critic, che dopo Milano andrà a Zagabria e poi in tournée il prossimo anno in Germania e Stati Uniti per tornare in infine in Italia a Roma, oltre a infondere allegria ed energia, avrà anche il merito di instillare una certa nostalgia verso quelle spregiudicate ma sicuramente franche, pungenti critiche che oggi spesso latitano per troppa accondiscendenza. RIPRODUZIONE RISERVATA 

di Michele Sciancalepore, fonte Avvenire

29 Novembre 2021

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