Martedì in seconda serata

È uno speciale interamente dedicato a Gabriele Lavia, l’ultimo dei grandi protagonisti del teatro italiano in scena con “I giganti della montagna” di Luigi Pirandello. Questa settimana il programma di Michele Sciancalepore propone in esclusiva il processo creativo e l’epifania teatrale de “I giganti della montagna” ultimo lavoro, incompleto, di Luigi Pirandello. A firmarlo come attore e regista, è Gabriele Lavia che, attraverso il capolavoro pirandelliano si apre con generosità al racconto della sua idea di morte e di rinascita del teatro in una scenografia monumentale e squarciata, che rimanda alla visione di un teatro nel teatro, e una compagine nutrita di attori, ben ventitré, che dirige con piglio da maestro fuori e dentro la scena. Uno spettacolo provocatorio e visionario per tematica e poetica in cui le meraviglie scenografiche e tecniche non mancano. Nella lunga intervista a Retroscena, Lavia svela con sorprendente onestà quali sono le sue paure di oggi (quella di andare in scena e poi la morte, l’impossibilità di essere “eterno”) e le considerazioni sul futuro del teatro: “Il teatro non può morire, morirà forse la forma dello spettacolo, ma la rappresentazione dell’uomo per l’uomo non può morire”. Per non far morire lo spettacolo, rivela l’ultimo “gigante” della scena italiana, bisogna impegnarsi, è necessario che l’Artista si dia “in pegno”: “Se tu non dai il pegno di te stesso sul palcoscenico, se non realizzi un contratto morale con lo spettatore allora non succede nulla”.

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26 Aprile 2019

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  • Il libro di Retroscena