Sister Act : la nuova avventura di Suor Cristina
In principio nel 2007 a Comiso, in provincia di Ragusa, a segnare in modo irreversibile la vita di Cristina Scuccia ci fu un musical, Il coraggio di amare e un ruolo, quello di Suor Rosa Roccuzzo, fondatrice dell’Ordine delle Orsoline della Sacra Famiglia. Oggi nel 2015 nel quotidiano di Cristina un’impronta significativa la imprime un altro musical su un palcoscenico di ben altro prestigio, il teatro Brancaccio della Capitale; stavolta è uno spettacolo di culto, quel Sister act che nel 1992, grazie a una scatenata Whoopi Goldberg, sbancò i botteghini incassando 231 milioni di dollari e che dal 10 dicembre conta di riempire platea e balconata del teatro romano avvalendosi di 22 interpreti, delle musiche del premio Oscar Alan Menken, delle coreografie di Rita Pivano, del fascino e talento canoro della madrilena Belia Martin (già applauditissima protagonista dell’edizione spagnola del musical) e della regia di un artista, sinonimo di garanzia ed esperienza nel genere della commedia musicale: Saverio Marconi della storica Compagnia della Rancia.
Son trascorsi dunque otto anni e cosa è cambiato nella vita della ventisettenne religiosa all’epoca solo un’adolescente in pieno travaglio, lacerata fra desiderio di vita e anelito di spiritualità? Tanto. Nel frattempo c’è stata la scoperta del proprio dono canoro, la vocazione e la “chiamata nella chiamata”, ovvero, la consapevolezza di dover mettere il proprio talento al servizio di Dio e dell’amore.Poi ci sono stati gli oltre 30 milioni di visualizzazioni su youtube della sua esibizione alle cosiddette “blind” del talent show e una popolarità planetaria che la porta a testimoniare la fede “a modo suo” con tour prossimamente in Vietnam e a Malta, tutti rigorosamente di beneficienza. Cosa non è cambiato? “Il cuore! È sempre lo stesso”, prontamente risponde la suora – cantante che, con entusiasmo (qui inteso in senso davvero etimologico: con Dio dentro di sé) e candore genuini, cita il Cantico per rafforzare il concetto: “neanche le grandi acque possono spegnere questo amore che ricevo ogni giorno. C’è Lui che mi ama e che non mi abbandona mai”.
L’effervescenza naturale e salutare di Suor Cristina è lampante, meno scontato il fatto di essere riuscita a contagiare davvero tutti all’interno del musical: Saverio Marconi, avvezzo a decenni di conferenze stampa, si commuove nel presentarla e tutto il cast all’unisono la indica come esempio di dedizione e professionalità. Una ventata di vitalità e dolcezza apparsa come un coup de théâtre; nessuno sapeva infatti della sua partecipazione al musical come “special guest” che si alternerà, nel rispetto dei suoi impegni di vita conventuale, a Veronica Appeddu in un ruolo, a dir poco a lei confacente: la novizia Suor Maria Roberta.
Armonia e serenità traspaiono dal volto di Suor Cristina convinta “che si può amare Dio e il pop o il rock” perché “la musica è lo strumento migliore per sintonizzarsi coi giovani”, che le uniche ansie che vive sono quelle dietro le quinte prima di entrare in scena e che supera pregando e cantando salmi ovviamente, che si affida totalmente al Signore perché, ci confida, “se metto un dito nel progetto di Dio lo distruggo” e che, infine, ci svela con pudore la sua incessante preghiera del cuore: “Signore, io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda”.
di Michele Sciancalepore, fonte Avvenire
15 Dicembre 2015