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Daniela è del ’65, ha 52 anni. La mamma biologica ne dovrebbe avere 68. Sono 43 anni che la cerca. Daniela è un’insegnante. Sposata con tre figli adulti, di cui due sposati. “Mamma non ti devi fermare proprio ora” le dicono.
Ha ripreso la ricerca delle sue origini biologiche – interrotte per motivi di famiglia e lavorativi – un paio di mesi fa. Daniela conosce solo i dati riportati sul “diario di accrescimento” che le venne consegnato nell’orfanotrofio, presso Villa Pamphili dove è stata messa alla luce. Dal diario si evince che la mamma aveva 16 anni quando nacque Daniela e che il 6 aprile del ‘67 – tre giorni prima del terzo anno della bambina – la donna era andata a ricercarla in orfanotrofio, ma Daniela non si trovava più lì. Venne data in affidamento a 13 mesi ad una famiglia benestante di Salerno; successivamente adottata dalla stessa. Lei vive ancora a Sala Consilina e sono 20 anni che ha perso anche i genitori adottivi.
Daniela aveva 9 anni, era il primo novembre del ‘73, quando in un negozio vicino casa, una sig.ra vestita di nero le disse – per pettegolezzo o cattiveria – “Tu lo sai che non sei figlia a quelli?”. Così capì di essere stata adottata.
Il tribunale dei minori di Salerno non concede a Daniela di rompere l’anonimato sul nome della madre biologica. “Farei di tutto per salutare mia madre prima che fosse troppo tardi. Sono disposta a qualsiasi cosa. È una violazione dei diritti umani non permettere di risalire alle proprie origini. È come se un giudice decidesse per te”.

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16 Giugno 2016