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Giorgio Brancia incontra Susan Glasspool, una donna inglese che venne in Italia che, proprio nei giorni dell’alluvione incontrò un ragazzo che sarebbe poi diventato suo marito. “Arrivai a Firenze con una borsa di studio di 45.000 lire al mese. Mi ero laureata in pittura all’Università di Londra ed ero iscritta all’Accademia di Belle Arti di Firenze dove frequentavo i corsi del pittore Primo Conti. Abitavo a Trespiano, fuori Firenze, e la mattina dell’alluvione nella zona di Trespiano c’era stata una frana. A causa delle piogge, eravamo senza telefono e senza elettricità. La signora che mi aveva dato la casa mi chiese se con la mia auto la potevo accompagnare a Firenze per vedere se i suoi parenti avevano bisogno di aiuto. Arrivati in città ci rendemmo conto della catastrofe. Io non parlavo italiano, avevo i sandali perché in quel novembre non faceva freddo e non si trovavano stivali di gomma. Non c’era acqua, luce, cibo. Alla mensa universitaria di Via San Gallo mi dissero di andare all’Università di Piazza Brunelleschi per vuotare le cantine dal fango, poi mi mandarono agli archivi degli Uffizi, all’Accademia e negli altri scantinati dell’Università pieni di fango.

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4 Novembre 2016