La Provincia autonoma di Trento ha avviato una importante sperimentazione del telelavoro che permette a impiegati e dirigenti della propria azienda di lavorare e continuare a vivere nei loro paesi di montagna. Ce ne parla Paola Borz, responsabile risorse umane collegata via skype da Trento
Il ritorno alla montagna di persone in cerca di opportunità lavorative non è un fenomeno isolato, come sanno bene gli animatori della “Rete del ritorno ai luoghi abbandonati” Silvia Passerini, in collegamento da Milano, è la vicepresidente di questa rete nata due anni fa.
Recarsi in montagna per lavorare: è il caso di Luigina Speri, fondatrice dell’ azienda agricola Biologica “Al Massarem” a Vallarsa in provincia di Trento
Eleonora Saggioro, insieme a tre amici da 16 anni gestisce il rifugio Vincenzo Sebastiani al Colletto di Pezza, nel territorio di Rocca di Mezzo, L’Aquila
La storia di Francesco Chinosi, agricoltore in alta montagna che ogni giorno si prende cura della piccola frazione di Predalbora di Groppallo, in provincia di Piacenza, ormai disabitata
Marco Albino Ferrari, direttore responsabile del bimestrale Meridiani di Montagna, porta la sua testimonianza sulle difficoltà del vivere in montagna e sulle conseguenze dello spopolamento
Fausto Dolci, sindaco di Costa Serina in provincia di Bergamo, collegato via skype a “Siamo noi” parla delle difficoltà che si affrontano tutti i giorni nei comuni di montagna come il suo
Piero Gerometta, sindaco di Vito D’Asio, in provincia di Pordenone, parla dell’abbandono dei paesi di montagna come il suo, dove oggi sono rimasti 800 abitanti, mentre erano quasi 4 mila nel 1921.
Chi rimane oggi a vivere in montagna lo fa in nome di un legame che ha radici profonde, per amore di un territorio che è parte del proprio essere. E la montagna ci restituisce così testimoni straordinari, custodi della montagna le cui parole sono memoria e saggezza antica. Come quelle di Lando Landi, che a […]
L’intervista a Enrico Marinelli, ex prefetto di Polizia, per anni responsabile della sicurezza di Giovanni Paolo II. Un rapporto speciale, costruito anche durante le fughe segrete di Giovanni Paolo II nei luoghi di montagna, al quale Marinelli ha dedicato il libro “Papa Wojtyla e il generale”
