Fuori dal mondiale
di Giampiero Spirito
“Sono sempre contrario ai commissariamenti, non mi piacciono gli uomini soli al comando. Credo in una democrazia partecipata, non credo all’unto dal Signore”. Così nell’ultima puntata di “Sport 2000”, l’ex presidente della federcalcio Giancarlo Abete, presente in consiglio Figc, al momento delle dimissioni di Carlo Tavecchio.
Abete ha ricordato anche le sue dimissioni, il 20 giugno 2014, svelando un particolare inedito: “Quando mi sono dimesso da presidente federale l’ho fatto per una serie di motivi. Ha pesato anche la politica sportiva: avevo votato Lello Pagnozzi e non Malagò alle elezioni al Coni e quindi non pensavo che avrei avuto un percorso facile successivamente, tenendo conto che gli unici due presidenti federali che erano in giunta e che avevano appoggiato Pagnozzi eravamo io e Barelli del nuoto”.
Fuori per un…palo, come ha ricordato Tavecchio riferendosi al legno colpito da Darmian nella partita di andata dei play off. La Svezia che ci ha eliminato dopo 60 anni dalla fase finale dei mondiali è stata sicuramente sottovalutata. Un errore considerando i grandi nomi dello sport scandinavo di tutti i tempi e cito Nils Liedholm, Sven Goran Eriksson, Bjorn Borg, Ingmar Stenmark, fino a Ibrahimovic.
Pensate, la Svezia si è qualificata al mondiale in assenza del suo campione oggi al Manchester United. A dimostrazione della forza della squadra più che del singolo nel calcio. Una riprova è anche la nostra Sampdoria che sta facendo faville dopo aver ceduto Muriel, Schick e Skriniar. Stesso discorso per la Lazio, a ridosso della zona Champions League, senza Biglia e Keita, oppure la Roma che comanda il suo girone europeo priva di Rudiger, Salah e Totti. Fino al Napoli, mai così vicino allo scudetto, neanche ai tempi di Higuain, passato alla Juventus.
Puntuale e completa, come sempre, l’analisi sul Corriere della Sera della sconfitta della Juventus in corsivo. Si capisce proprio tutto. Tranne chi ha battuto i bianconeri.
23 Novembre 2017