Lunedì-sabato: 8.30, 12, 14.55, 18.30 e 20.45. Domenica: 18.30 e 20.45
Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Il carcere di Palmasola in Bolivia apre le porte a Papa Francesco. Tv2000 in esclusiva racconta, nel servizio dell’inviato Maurizio Di Schino nel Tg2000, la vita di 5500 detenuti, tra cui 2 italiani, all’interno del penitenziario. E’ uno degli istituti di detenzione più pericolosi dell’America latina. Nel carcere entrano liberamente le famiglie e i figli dei detenuti ma anche prostitute, droga e armi. “Non ho mai avuto paura – afferma il cappellano del penitenziario, Padre Leonardo Da Silva – Mi sento più sicuro nel carcere che fuori, nella società”. All’ingresso una scritta dice che “tutte le persone, per entrare in questo centro di riabilitazione, devono presentare la carta d’identità e non devono pagare per nessun motivo”. E invece qui tutto si muove pagando e i bambini possono entrare e uscire liberamente a tal punto che vengono strumentalizzati dagli adulti per i lori traffici. Entrano anche i carrettieri per portare i rifornimenti ai prigionieri spesso dovendo pagare i corrotti. Le telecamere sono vietate ma Tv2000, con un cellulare, ha comunque documentato la realtà di Palmasola. Il carcere, come mostrano le immagini, sembra una sorta di villaggio. Le celle sono casette, per l’occasione dipinte di bianco-giallo. Tra i detenuti si notano anche alcuni adolescenti. A Palmasola ce ne sono circa 170, nonostante una legge dell’agosto 2014 vieti la promiscuità carceraria tra adulti e minori. Nel penitenziario c’è anche una chiesetta gestita dal cappellano Padre Leonardo Da Silva. Qui è accolto il Papa, a cui viene regalata un’amaca e un libro dal titolo “Voci in libertà” che raccoglie pensieri e preghiere così come sono state scritte dai detenuti. Francesco saluta le donne, poi prega per le 35 vittime della rivolta di due anni fa. Infine incontra i detenuti che hanno preparato i canti e poi, prima del suo messaggio, dialoga con alcuni di loro. La visita si conclude con una preghiera alla Nostra Signora della Misericordia, patrona dei prigionieri.

9 Luglio 2015

  •