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Era la notte tra il 18 e il 19 di agosto del 1954 quando, attorniato dalla moglie e dalle 4 figlie, si spegneva Alcide De Gasperi. Sulle labbra le ultime parole furono “Gesù, Gesù”.
E di parole tante ne aveva spese nel suo servizio politico lo statista che rifece l’Italia, avviando il nostro Paese, dopo la dittatura mussoliniana e la seconda guerra mondiale, sui primi passi della rinascita democratica.
Nato nel 1881 nel Trentino, da suddito dell’Impero austroungarico divenne deputato al Parlamento di Vienna, dove sostenne l’autonomia delle popolazioni italiane. Dopo la prima guerra mondiale fu segretario del Partito Popolare Italiano e venne imprigionato dal fascismo per 16 mesi negli anni ’20. Sorvegliato dal regime, si rifugiò in Vaticano, lavorando come bibliotecario e tessendo l’organizzazione della Democrazia Cristiana, che guidò nel dopoguerra fino al 1953: anni segnati dalla sua Presidenza del Consiglio dei Ministri che negoziò i trattati di pace e ottenne i prestiti necessari per ricostruire l’Italia. E inserirla nel sogno di un’Europa di fratellanza, tratteggiato insieme al francese Schuman e al tedesco Adenauer.
Accanto all’uomo pubblico c’è un De Gasperi privato che è bello conoscere, anche attingendo alle fonti raccolte dal sito dedicato al suo epistolario. Una personalità intrisa di fede cristiana, amore per la famiglia, dedizione al bene comune, quella di Alcide De Gasperi; memoria da conservare e approfondire. Servizio di Pierluigi Vito

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19 Agosto 2019

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