Lunedì-sabato: 8.30, 12, 14.55, 18.30 e 20.30. Domenica: 18.30 e 20.30

Nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma è morto il boss Totò Riina. Malato da alcuni anni, era entrato in coma. Proprio ieri aveva compiuto 87 anni. Stava scontando sedici ergastoli, condannato anche per la strage di Capaci. Impensabile un funerale pubblico, chiarisce la Cei. “Di fronte a una società e a una Chiesa che educa alla legalità e alla giustizia, i segni sono decisivi – spiega don Ivan Maffeis, sottosegretario e direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della Cei -. Quindi non ci sostituiamo al giudizio che è unicamente di Dio, però non possiamo agire in palese contraddizione con questo cammino di educazione delle coscienze”. Se, poi, “la famiglia desidera un momento religioso, sarà il vescovo a valutare l’opportunità pastorale e il coinvolgimento di un sacerdote per un momento di preghiera e un accompagnamento della salma”. Questo, sottolinea don Maffeis, “non è accanimento sulla persona, ma riguarda una comunità e una società che si danno la responsabilità di educare a giustizia e legalità e a contrastare la mentalità mafiosa anche attraverso i segni”. Con funerali pubblici “si creerebbe confusione e ci si esporrebbe anche a una strumentalizzazione. In questo modo non ci sarebbe più spazio per la preghiera in quanto tale”.
Servizio di Massimiliano Cochi

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

17 Novembre 2017

  •