Repubblica Centrafricana, il nunzio Mons. Coppola: “La situazione non è ancora sotto controllo”
Le città si svuotano e il paese sta perdendo i suoi abitanti. E’ troppo rischioso vivere nella Repubblica Centrafricana. Dal 2013 è schiava di una guerra civile a bassa tensione. Da allora la gente trova continuamente rifugio per salvare la propria vita. Diecimila centrafricani sono stati già uccisi. 440mila sono riusciti a scappare nei paesi confinanti e 400mila hanno trovato riparo in campi improvvisati e in diverse missioni e parrocchie cattoliche. Solo nella capitale Bangui, l’area adiacente al convento dei Carmelitani ormai è un campo sfollati. Attualmente i religiosi stanno accogliendo 5mila persone. Lo stesso stanno facendo i Missionari Comboniani nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima a Bangui, a ridosso del quartiere “km5”, uno dei principali focolai di scontri tra milizie Seleka, che si definiscono musulmane, e antibalaka, che si spacciano per cristiani. Fazioni che strumentalizzano le religioni per contendersi il potere e lucrare sulle risorse del Paese come legname, diamanti, oro, uranio e petrolio.
Servizio di Maurizio Di Schino
3 Novembre 2015