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Una Resistenza senz’armi. Un rifiuto a combattere a fianco dei nazisti e della Repubblica di Salò. Ma soprattutto un “no” alla “civilizzazione”. Un fatto avvenuto dopo l’8 settembre del 1943, a seguito dell’armistizio dell’Italia con gli Alleati. Un caso poco conosciuto, quello dei “360 di Colonia”, che è stato ricordato alla Biblioteca del Senato a Roma, a 25 anni dalla scomparsa di Paolo Desana, su iniziativa dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia. L’ex tenente piemontese nella tarda estate del 1944 diventò punto di riferimento dei 360 di Colonia e, succesivamente, del KZ di Unterlüss. Divenuto Senatore della Repubblica nell’Italia liberata, il suo nome è associato alla legge del 1963 delle DOC dei vini.
Desana guidò questo gruppo di giovani che eroicamente non si piegarono ai soldati del Fuhrer. Obbligati, infatti, al lavoro ancor prima dell’accordo sulla “civilizzazione” degli internati militari italiani, siglato tra Hitler e Mussolini il 20 luglio 1944, contestarono tale provvedimento, che imponeva il lavoro anche agli ufficiali. Si rifiutarono di lavorare, tanto che per loro fu emanata un’ordinanza di trasferimento dai lager militari a quelli nazionalsocialisti di lavoro coatto. Il loro “no” ai nazisti di fatto li rese liberi” giungendo così da militari alla liberazione da parte degli Alleati nel 1945.

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25 Gennaio 2016