5 novembre: nel 1977 muore Giorgio La Pira
Abbattere i muri, costruire ponti. Non uno slogan, ma un impegno concreto per la pace tra i popoli contro la guerra e la minaccia nucleare durante la “guerra fredda”. Pane, casa, lavoro il programma di una politica con la “P” maiuscola.
Arriva a Firenze nel 1924 con la Sicilia e il Mediterraneo nel cuore. Un mare che nel pensiero lapiriano sarà sempre metafora del Lago di Tiberiade. Per lui il capoluogo toscano è la città posta sul Monte che guarda a Gerusalemme, la città santa, culla delle tre grandi religioni abramitiche.
Nel 1939 fonda la rivista Principi. Attacca apertamente il fascismo e l’alleanza con Hitler. Grazie a Paolo VI ripara spesso in Vaticano usando la tessera giornalistica dell’Osservatore Romano. Nel 1946 è padre costituente. Da sottosegretario al Lavoro nel governo De Gasperi pubblica nel 1950 “l’attesa della povera gente”. Un manifesto per la piena occupazione.
Da sindaco di Firenze promuove a partire dal ’58 i “Colloqui mediterranei” per la pace tra cristiani, ebrei e musulmani. Nel ‘59 è il primo politico occidentale a superare la «cortina di ferro». A Mosca parla di distensione e di disarmo. Regala a Krusciov una valigia di santini. Nel ‘65 è ad Hanoi per incontrare Ho Ci Min: obiettivo la pace in Vietnam. Amico di Fanfani e del Presidente dell’ENI Enrico Mattei nel 1972 riesce a salvare il posto di lavoro a 3mila operai della Pignone. 5 anni dopo la fine della sua vita terrena tutta al servizio dei poveri e degli indifesi.
Vincenzo Grienti
5 Novembre 2017