“Da Guantánamo al potere: nell’Afghanistan dei talebani”
L’11 gennaio 2002, a quattro mesi dall’attentato delle Torri Gemelle, gli Stati Uniti aprivano nell’est di Cuba il campo di prigionia di Guantánamo per rinchiudervi i presunti terroristi operanti in Afghanistan e nei Paesi vicini. Vent’anni dopo, il carcere — luogo di torture e di violazione dei diritti umani — è ancora in piedi, ma alcuni dei suoi ex detenuti sono addirittura al governo a Kabul, dove la società sembra tornata indietro di un paio di decenni. È questo il tema della puntata di Today, l’approfondimento di Tv2000 sull’attualità internazionale, in onda sabato 15 gennaio alle 15.15.
Le denunce delle organizzazioni internazionali, le sentenze di diversi tribunali e le stesse promesse di vari presidenti USA non sono bastate a chiudere il campo di prigionia di Guantánamo, che in questi giorni ha compiuto vent’anni: due decenni di torture e di violazioni dei diritti umani, ai danni di 779 presunti terroristi consegnati il più delle volte dall’esercito e dai civili pakistani anche in assenza di prove. Oggi nella base militare americana a Cuba restano 39 prigionieri, solo un terzo dei quali è sotto processo; gli altri sono stati scarcerati e inviati in vari Paesi, tra cui l’Italia. E proprio la testimonianza di uno di loro — Faiz Ahmad Yahia Suleiman, che sta cercando di ricostruirsi una vita a Cagliari — è al centro del reportage di Laura Silvia Battaglia. Altri ex ospiti di Guantanamo, tornati in Afghanistan, sono invece membri di quel governo talebano che oggi ha riportato il Paese indietro nel tempo: la vita è difficile soprattutto per le donne, come racconta il reportage di Navodita Kumari, che raccoglie le testimonianze di lavoratrici afghane e di attiviste per i diritti umani. A commentare questi temi, in studio con Andrea Sarubbi, la giornalista italo-americana Gaja Pellegrini Bettoli, tornata recentemente da Kabul.
La puntata è aperta con una notizia di attualità: le rivolte in Kazakhstan per l’aumento dei prezzi dei carburanti, che hanno portato nelle ultime settimane il Paese sull’orlo di una guerra, sono state viste con preoccupazione anche dall’Italia. Quali conseguenze ha l’instabilità politica del Kazakhstan — primo produttore al mondo di uranio, grande esportatore di petrolio, Nazione con una numerosa presenza di aziende straniere — per l’Italia stessa? Ne parla, in collegamento, Davide Cancarini, ricercatore dell’Università Cattolica ed esperto di Asia centrale.
13 Gennaio 2022