Made by Iraqi Girls

Un viaggio nella speranza attraverso la forza delle donne. Donne che non sanno più cos’è casa, che non si arrendono e provano a ricucire il proprio futuro.

La storia

Made by Iraqi Girls è un viaggio nella speranza attraverso la forza delle donne. Donne che non sanno più cos’è casa, che non si arrendono e provano a ricucire il proprio futuro. Tutto inizia nel 2016, con l’incontro a Betlemme tra ‘Abuna’ Mario e Rosaria, una sarta del Sud Italia. Insieme danno il via alla folle idea di creare un laboratorio tessile e dare a ragazze rifugiate e fuggite dall’ISIS una nuova possibilità. Una piccola stanza e cinque macchine da cucire, è così che nascono i prodotti “Rafedin. Made by Iraqi Girls”, un connubio di idee tra Italia e Giordania, un incontro tra Oriente ed Occidente.

Rafedìn è lo spazio di terra che sta fra i fiumi Tigri ed Eufrate, quella che un tempo era l’antica Mesopotamia e che, ora come ai tempi di Abramo, è una terra in cui confluiscono tanti profughi. Ma Rafedìn è soprattutto un progetto di moda e sartoria artigianale che offre una nuova vita a donne che si trovano nel limbo dello status di richiedente asilo, nel quale non possono lavorare e condurre una vita dignitosa. Per il primo anno di vita il progetto si è finanziato completamente con i ricavi delle vendite dei prodotti realizzati dalle ragazze. Oggi al progetto partecipano 16 ragazze e molte di esse negli anni sono riuscite a raggiungere i familiari lontani o a realizzare il sogno di raggiungere l’America.

 

 

 

Il racconto segue la vita dei nostri protagonisti, la camera entra nel quotidiano per mostrare situazioni diverse: il viaggio per raggiungere Refedin, i momenti di lavoro e condivisione nella sartoria, gli incontri familiari, il tempo libero, i momenti di solitudine in un paese di transito. “Made by Iraqi Girls” è anche un viaggio tra suoni, colori, odori di una Amman che accoglie e dà a queste ragazze la speranza di una nuova vita.

Segui ogni giorno su Instagram l’incontro con le ragazze, la loro storia passata e i loro sogni futuri e entra nel laboratorio di Made By Iraqi girls

INCONTRO CON I PERSONAGGI

DALIDA

27 anni, viene da Mosul. In Iraq non ha potuto completare i suoi studi in informatica. Vive ad Amman da 4 anni con la sua famiglia e ha visto nascere Rafedin. Non sapeva cucire all’inizio ma in soli due anni ha fatto grandi progressi. Mossa da una profonda fede, nel suo tempo libero fa la catechista: col suo sorriso e la sua forza riesce a trasmettere serenità e speranza anche ai bambini.

 

DALIDA

27 anni, nata a Al – Hamdaniya, Qarqosh. Vive ad Amman da un anno e due mesi, è in attesa di un visto che tarda ad arrivare. Giocatrice di pallavolo e basket, non avrebbe mai pensato di essere in grado di cucire. E invece con Rafedin ce l’ha fatta. Ha una figlia di 6 anni che si chiama Olga. Dalida vive per lei nella speranza che possa avere un futuro migliore del suo e che un giorno possa realizzare i suoi sogni.

HADEEL

21 anni, nata a Mosul. Arriva in Giordania nel 2015 con i suoi genitori e due fratelli più piccoli. Da richiedente asilo, non avendo la possibilità di studiare segue diversi corsi online di un’università palestinese. Hadeel si distingue per la sua innata abilità con gli strumenti di lavoro, e considera Rafedin “un meraviglioso progetto dove ho imparato a cucire e a disegnare modelli”.

DANA

19 anni, nata a Mosul. Dopo 10 anni in Arabia Saudita il padre perde il lavoro ed è costretta con la sua famiglia a reinventarsi di nuovo. Per lei l’Iraq non è più Casa. La Guerra segna fisicamente le persone ma ferisce anche l’anima, spezzando i legami. In questo clima di dispersione Dana non riesce a raggiungere la nonna ad Istanbul per l’ultimo saluto. Con Rafedin ha trovato amici e si è data la possibilità di un futuro migliore.

SHAHED

24 anni, nata a Baghdad. Fuggita nel 2015 dall’Iraq assieme alla sua famiglia. La sua paura più grande è perdere i suoi cari. Grazie alla sua straordinaria voglia di vivere in questi 3 anni ad Amman sta provando a farsi carico del futuro della sua famiglia, cercando anche di allievare le sofferenze del padre che ha perso la vista nell’esplosione di un’auto bomba a Baghdad.

GHIED

21 anni, nata a Mosul. Fuggita dall’Iraq con la sua famiglia, dopo un anno in Kurdistan decidono di raggiungere la Giordania. Ama disegnare. Vorrebbe completare gli studi, avere una famiglia e viaggiare. Il suo sogno è fare la modella. Ha paura di rimanere ad Amman a lungo, perchè questo vorrebbe dire ‘rimandare’ la sua vita.

NAZK

40 anni, nata a Qaraqosh. Vive in Giordania da circa due anni, è fuggita dall’Iraq dopo la morte del padre, dopo che l’ISIS ha incendiato la loro casa e il salone di bellezza dove lavorava.
Cosa significa per una donna sola fuggire dall’ISIS e vivere in un Paese non suo, in attesa di un visto che tarda ad arrivare. Apparentemente senza più speranze Nazk sogna di poter raggiungere un giorno i suoi fratelli emigrati in Australia.

ABUNA MARIO

Mente, anima e braccia di questo progetto. Con lui prendono vita le storie che ruotano attorno a Rafedin. Forma professionalmente 16 ragazze permettendo loro di guadagnare qualcosa e di portare a casa un piccolo contributo alle proprie famiglie. Conosce poche parole arabe, ma quando lo si sente parlare sembra nato li.

ROSARIA

Assieme ad Abuna Mario ha dato vita alla sartoria artigianale. Va spesso in Giordania per seguire quella che è per lei la sua seconda famiglia. Questo progetto, con tutte le sue gioie e difficoltà, le ha profondamente cambiato la vita. Rosaria dice delle ragazze “abbiamo trovato sorrisi e voglia di vivere. Ci parliamo con la lingua del cuore”

ANTONELLA

Professionista nell’alta moda ha collaborato con Armani, Lamborghini e Dolce e Gabbana. Si dedica da sempre al volontariato. Venuta a conoscenza del progetto decide di passare le sue vacanze in Giordania per conoscere Abuna Mario, Rafedin e le sue ragazze. Cosa pensa di Rafedin?: “Mi tornerà indietro sempre e comunque molto di più di qualunque cosa io possa fare o dare a queste ragazze”

MARIA PAOLA

Una manager davvero atipica: gestisce la parte organizzativa e economica del progetto, ma lo fa con profonda umanità. Vive Rafedin insieme alle ragazze, le incontra, ci parla, le ascolta. Sta con loro in laboratorio. Con il suo sorriso le conforta. “non mi date ago e filo perché non ne sono capace” dice eppure è una colonna per le ragazze. E’ il loro punto di riferimento.

Made by Iraqi Girls: la storia

5 Settembre 2018