Franco Roberti Procuratore nazionale antimafiaRoma, 07 giugno 2016 – “Il Papa può essere un obiettivo per un attentato ? In teoria sì ma in pratica con la costante attenzione investigativa dell’intelligence e delle forze di polizia riusciamo a prevenire eventuali progetti di attentati in Italia. Un buon numero sono stati già prevenuti e bloccati”. Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000 in onda questa sera alle 18.30.

“Ultimamente un’indagine della Procura distrettuale di Milano – ha aggiunto Roberti – ha arrestato dei soggetti di origine marocchina che vivevano in Italia e che avevano progettato di andare a combattere la jihad in Siria. Ma questi sono stati bloccati in Italia dalla Siria con l’ordine di rimanere nel nostro Paese per commettere attentati. Uno degli indagati aveva già tentato di procurarsi delle armi per eseguire un attentato ma è stato bloccato prima che portasse a compimento questo proposito insano”.
“Speriamo che non si verifichi mai un attentato – ha proseguito Roberti – ma noi non abbassiamo mai la guardia. Non si può escludere il rischio in assoluto ma con la dovuta attenzione investigativa e anche la collaborazione dei cittadini possiamo essere relativamente tranquilli”.
“L’Italia – ha sottolineato Roberti – è sicuramente un paese a rischio attentati come riferiscono i servizi d’intelligence occidentali. Sappiamo anche attraverso le indagini sul web che ci sono progetti e idee di attentati”.
“Lo scambio informativo – ha concluso Roberti – è fondamentale. Purtroppo non sempre gli altri Paesi anche dell’Unione europea hanno mostrato questa disponibilità. Alcune volte ci sono state delle riserve, gelosie ed egoismi investigativi assolutamente ingiustificabili. Per fortuna questi atteggiamenti stanno cadendo specialmente dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles”.

 

Gomorra, Roberti: “Non si può impedire fiction ma contrapporre modelli positivi”.
Il Procuratore nazionale antimafia al Tg2000: “Esprime con crudezza solo parte realtà di Napoli”


Roma, 07 giugno 2016 – “In Italia, essendo un paese democratico in cui è assicurata la libertà di manifestazione del pensiero e la libera manifestazione artistica, non si può impedire alla fiction Gomorra di essere realizzata e andare in onda ma bisognerebbe contrapporre modelli positivi a quelli negativi della fiction”. Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000 in onda questa sera alle 18.30.
“La fiction Gomorra – ha aggiunto Roberti – esprime solo una parte della realtà di Napoli e lo fa con la crudezza che purtroppo è nella realtà di quegli scenari. Ma Napoli è anche altro”.

 

Camorra, Roberti: “Fa parte storia Napoli. E’ elemento strutturale società”.
Il Procuratore nazionale antimafia al Tg2000: “La politica, fino a Falcone e Borsellino, non ha mai detto ‘no’ alla mafia”


Roma, 07 giugno 2016 – “La Camorra fa parte della storia di Napoli come la Mafia della Sicilia”. Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000 in onda questa sera alle 18.30.
Le mafie, ha aggiunto Roberti, sono “purtroppo elementi strutturali della società campana, siciliana e calabrese. Sono ancora presenti in queste realtà perché non sono mai stati, fino ad un certo punto, efficacemente combattuti anzi hanno avuto la possibilità d’intessere relazioni con la società civile, il mondo della politica e l’economia. Tutto questo perché non sono state mai riconosciute come pericolose. Spesso la società civile ci ha fatto affari, i politici le hanno utilizzate per assicurarsi i consensi elettorali e l’economia ha utilizzato i capitali mafiosi per poter prosperare”.
“La politica fino ad un certo punto – ha sottolineato Roberti – non ha detto ‘no’ alla mafia. Questa è la storia che lo insegna. Ma da un certo momento in poi, grazie all’opera di Falcone, Borsellino e tutti i martiri della giustizia, è emersa la consapevolezza del pericolo delle mafie anche in politica”.
“A Casal di Principe ad esempio – ha ricordato Roberti – dal 1927 dopo 88 anni manca ancora al 44% della popolazione la rete idrica e si attinge l’acqua dai pozzi inquinati. E la situazione si è aggravata con la devastazione del territorio nella Terra dei Fuochi. Se dopo l’intervento giudiziario, che ha ottenuto ottimi risultati, contro il clan dei Casalesi lo Stato non interviene per assicurare condizioni di vivibilità democratiche prima o poi i camorristi faranno ritorno”.

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7 Giugno 2016